Schiuma a ponte Tezze, accertamenti dell’Arpav
FELTRE. Non ci sono tutti i giorni, ma ci sono spesso. Le schiumosità che affiorano dalla acque del Colmeda e che hanno fatto rizzare le orecchie degli epidemiologi dell'ospedale di Feltre, non presentano sostanze tossiche. Ma non è chiara l'origine, almeno fino a quando non si sarà escluso un travaso dai pozzetti a monte. Questo è il dato, sia pure circoscritto al campionamento sulle schiume, che Arpav ha trasmesso al comune di Feltre, sui test effettuati ai primi di settembre. Nei giorni scorsi, è stato il Comune a chiedere altri campionamenti. E questa volta l'agenzia ha fatto dei prelievi a monte, senza limitarsi al campionamento delle acque superficiali le cui efflorescenze schiumose possono essere l'effetto di un'attività antropica legata alla quotidianità di alcune incombenze, come il lavaggio dell'auto con scarico delle risultanze nel torrente, o il lavaggio di recipienti contenenti sostanze tipo fitofarmaci o altro ancora.
I risultati sono attesi fra una ventina di giorni. Ma è proprio il fatto che l'inquinamento superficiale ci sia spesso, ma non tutti i giorni, a ritenere dubbio, per l'agenzia preposta al controllo dell'ambiente, un fattore di inquinamento delle falde. «Arpav ha effettuato subito le indagini una volta segnalate le presenze delle schiume, sia a inizio settembre che nei giorni scorsi, quando abbiamo sollecitato un altro intervento di monitoraggio», dice l'assessore all'ambiente, Valter Bonan. «Le ultime analisi chimiche, quelle di un mese fa, sono risultate tutte nelle norma, non si sono evidenziati cioè inquinamenti particolari. Si è analizzato l'intero spettro per verificare presenze di tensioattivi o ammoniaca o altri agenti, e si è provveduto a testare direttamente la tossicità con l'immissione di piccoli crostacei la cui sopravvivenza ha deposto per l'assenza di elementi tossici. In sintesi, non ci sono riscontri di elementi anomali, ma la motivazione di questa schiumosità non è chiara all'origine. Per questo, nei giorni scorsi, si sono fatti prelievi di acque a monte, a cura di Arpav, che ha testato anche la dimensione dei pozzetti di sforamenti delle fognature per verificare se il troppo pieno si riversasse poi nelle acque in forma di sostanze in eccesso. È previsto quindi questo ulteriore approfondimento di dettaglio. La prospettiva di Arpav anche di procedere con un “ibe”, indice bioptico esteso, un'analisi biologica che tenga conto dei microinvertebrati per capire se c'è stato qualche elemento che ha intaccato lo stato delle acque. Hanno fatto indagini analoghe anche sul versante di Anzù per segnalazione di sofferenza e mortalità della fauna ittica».
Laura Milano
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