«Sala Bianchi, cambiare il nome»

La richiesta di Roccon e Pingitore: «È stato protagonista di crimini di guerra»

BELLUNO. «Si cambi il nome della sala Bianchi». La richiesta è stata formulata da Franco Roccon e Francesco Pingitore, che hanno firmato un’interpellanza per chiedere alla giunta di modificare l’intitolazione dello spazio pubblico in viale Fantuzzi. Eliseo Dal Pont, “Bianchi”, era un partigiano. Originario di Busche, «si rese responsabile, fra il 1944 e il 1945, di una serie documentata di crimini di guerra nelle provincie di Belluno e di Treviso», si legge nell’interpellanza.

Nel testo si richiama quanto emerso nel corso delle indagini fatte da Sergio Dini, sostituto procuratore al Tribunale Militare di Padova. Ma esistono, si legge, anche testimonianze e confessioni di alcuni partigiani. Fra cui quelle dello stesso Bianchi, che, ricordano Roccon e Pingitore, nel corso di una diretta televisiva dedicata ai tragici fatti del Bus de la Lum, «ammise di aver partecipato all’eccidio alle fornaci di Funes». In quell’occasione morirono oltre sessanta prigionieri. Era il 19 marzo 1945.

Verso la fine della guerra, «come evidenziano gli atti emersi nel corso delle indagini del Tribunale Militare di Padova, lo stesso Bianchi operò a Valdobbiadene come “pubblico accusatore” nel cosiddetto tribunale della Brigata Mazzini che fece fucilare e infoibare, tra il 3 e il 5 maggio 1945, a Saccol, Miane e Bosco Rondola di Segusino più di 50 prigionieri, civili e militari appartenenti alla X MAS». L’ordine del massacro, si legge ancora, fu firmato anche da Eliseo Dal Pont. La circostanza «è contenuta in un esposto alla Procura di Treviso cui ha fatto seguito un rapporto dei carabinieri della stazione di Valdobbiadene alla Procura distaccata di Valdobbiadene».

Nel 2005 Sergio Dini aprì un’istruttoria sui fatti di Valdobbiadene, Lamosano e dei 300 militari e civili prelevati a guerra finita dalla caserma Gotti di Vittorio Veneto. «Tutti episodi, secondo il Pm, configurabili come crimini di guerra in quanto commessi in dispregio delle Convenzioni dell’Aja del 1929». Per queste ragioni Roccon e Pingitore chiedono intanto di sapere perché la sala di via Fantuzzi sia stata intitolata «ad un possibile criminale di guerra», poi di cambiarne il nome, magari in «Sala Emigranti Bellunesi». (a.f.)

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