Rifugi come alberghi, è protesta

La Confturismo a fianco del Cai contro la normativa europea

BELLUNO. Piena solidarietà di Confturismo Veneto al Cai che entro il 6 ottobre deve mettere in sicurezza oltre 20 rifugi sui 34 operativi nel Bellunese. E che rischia già oggi di non trovarsi nelle condizioni di completare il programma entro i termini fissati dal Governo (tra l’altro dopo una proroga), per cui numerosi rifugi potrebbero rimanere chiusi nell’estate 2014.

I rifugi, cioè, che non si saranno adeguati alle normative di sicurezza previste dall’Unione europea. «Alè, ecco l’ennesima cavolata della Cee: dalle Alpi alle Piramidi, stessa legge per tutti – afferma Marco Michielli, presidente di Confturismo Veneto -. Anche quando la stessa legge significa morte sicura della montagna, la più bella del mondo, e del turismo che, tra mille difficoltà contingenti, le gravita intorno. Che importa se in gioco ci sono le cime più belle del mondo? La Cee è lontana».

Per Michielli, l’Unione Europea, che vuole imporre ai rifugi montani le stesse norme antincendio degli alberghi, non è mai stata così lontana. Il Cai subisce le norme ma, per la verità, non fa ostruzionismo. I suoi dirigenti sono impegnati a predisporre i progetti, rifugio per rifugio: scale esterne anti incendio, porte che si aprono verso l’esterno, misure più ampie delle stesse porte, nuovi impianti elettrici a misura Ue.

La spesa per farvi fronte è ingente: più di un milione di euro. E i progetti vanno sottoposti, per il benestare, ai Comuni, come pure alle Soprintendenze. Non solo, gli ambienti con più di 50 posti letto hanno l’obbligo di presentare il piano di adeguamento ai vigili del fuoco e ai Forestali, che devono controllare se viene puntualmente applicato, per cui non mancheranno i controlli. Quindi costi, ma anche tempi biblici. Col rischio, appunto, che chi non si adegua entro il 6 ottobre, il prossimo anno resterà chiuso. «Queste norme che mettono in discussione il concetto stesso di rifugio alpino, che, sorde alla crisi che colpisce il turismo, soprattutto quello della montagna, mettono in campo il peggio della burocrazia facendo pagare al Veneto, dove risiede la maggior parte delle Dolomiti, il prezzo più alto – aggiunge Michielli – Auspichiamo che i burocrati della Cee facciano un passo indietro: la loro rigidità contro la roccia dolomitica».

La problematica sarà affrontata martedì alla Commissione Rifugi del Veneto, che si costituirà nella circostanza in una nuova edizione. Il presidente del Cai di Belluno, Farinazzo, farà il punto della situazione e dalle sue parole si saprà quanti rifugi rischieranno di non aprire nella stagione 2014. Ieri, intanto, il Cai veneto, che recentemente ha registrato l’elezione dei nuovi vertici, a cominciare dal presidente regionale Francesco Carrer, ha costituito due nuove commissioni, con le relative presidenze, quelle dei sentieri e della ricerca speleologica.

Francesco Dal Mas

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