Riaperta la chiesetta l’eremo dei Romiti torna tutto fruibile

DOMEGGE. Si sono messi in cammino di buonora sfidando le avverse condizioni meteo per essere presenti lassù nel giorno della riapertura della piccola chiesa di San Giovanni, ultimo pezzo dell’eremo dei Romiti di Domegge riportato alla luce nella sua completezza. Una cerimonia breve ma intensa, officiata dal parroco di Domegge, don Simone Ballis, alla presenza di tanti appassionati della montagna che hanno raggiunto a piedi i 1.164 metri d’altezza sul monte Froppa, spettacolare teatro naturale che ospita questa meraviglia architettonica che rappresenta un pezzo di storia di Domegge e non solo.
L’unico eremo presente sul territorio della provincia, riportato alla luce al termine di una serie di lavori iniziati nel 2006 e conclusi ieri con la riconsegna ufficiale della piccola chiesa. Fu l’architetto cadorino Adriano Costantini ad acquistare dal demanio l’allora rudere per poi cederlo gratuitamente al Comune di Domegge dietro promessa di futuri lavori di restauro. Nasce così la storia recente dell’eremo dei Romiti, risalente alla fine degli anni novanta. Lavori che hanno visto scrivere diverse pagine, dal ripristino dell’eremo (che oggi è da considerare molto simile a quello originale) passando per la realizzazione della strada carrabile per poterlo raggiungere (rigorosamente chiusa al traffico eccezion fatta che per i mezzi dei gestori) per finire con la riapertura della chiesetta di San Giovanni annessa alla struttura. Meno impegnativa è stata infine la realizzazione di un sentiero definito didattico/botanico che parte proprio dalle pendici dell’eremo e che rappresenta una delle tre vie d’accesso alla zona, la principale delle quali è quella denominata “via crucis” che permette ai meno allenati di raggiungere l’eremo in un’ora di marcia nel bosco.
«Oggi riconsegnamo alla comunità l’ultimo pezzo di una struttura a cui gli abitanti di Domegge sono storicamente molto legati», ha spiegato il sindaco Lino Paolo Fedon che nel corso della cerimonia ha ringraziato anche i precedenti amministratori che hanno sposato il progetto con grande convinzione senza mai opporsi e, di conseguenza, rallentarne le procedure di ripristino. A spiegare gli ultimi lavori legati specificatamente alla piccola chiesa ha invece pensato l’architetto Marino Baldin, direttore delle opere; questi, nel riaprire simbolicamente la porta in legno, ha aggiunto che «non tutti i lavori posso dirsi terminati. Sicuramente la chiesa oggi è agibile e in totale sicurezza». Presente anche il vicesindaco di Domegge, Giuseppe Cian, in rappresentanza della Magnifica. Al termine della cerimonia religiosa, conclusa con la benedizione di don Simone ed il canto del Regina Coeli da parte del coro parrocchiale di Domegge, la famiglia De Bernardo ha aperto le porte dell’eremo ai numerosi presenti. Livio De Bernardo gestisce la struttura dall’ottobre 2009, anche se il trasferimento in questi splendidi luoghi è avvenuto nel giugno dello stesso anno: «La mia è sicuramente una sfida vinta più che un’attività imprenditoriale. Mi piace considerare tutto questo una grande vittoria personale». E l’eremo di oggi ricalca quasi fedelmente quello che era in origine: un’area centrale al piano terra dove una volta c’era il refettorio dei frati ed una zona riscaldata dal grande fuoco dove un tempo si produceva il pane. Sui due piani invece le camere (quattro al primo ed una sede unica molto grande al secondo) dove c’erano le cellette che potevano ospitare più degli attuali 25 posti letto.
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DELLA CERIMONIA
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