Referendum in Comelico «Un’utile provocazione»

COMELICO SUPERIORE. «La stragrande maggioranza della gente è istintivamente favorevole al referendum per il passaggio del comune di Comelico Superiore con l'Alto Adige. Io no, e non ho firmato». Secondo Walter De Martin, direttore della Scuola di sci di Padola, l'idea del referendum è priva di fondamento. «Nessun Comune, almeno nel nord d'Italia, ha mai cambiato Regione ed il motivo è molto semplice: si creerebbe un precedente estremamente pericoloso, insostenibile. Quindi non c'è alcuna possibilità di successo, si tratta solo di una perdita di tempo. A meno che non si veda questa iniziativa come l'ennesimo tentativo di sensibilizzare l'opinione pubblica sul disagio, sempre più palpabile, della montagna».
Una provocazione, insomma. Ed è questa anche l'idea di Patrizia Tonon, contitolare dell'hotel Comelico di Padola, l'albergo di famiglia. «Io ho già firmato perché il referendum si faccia, anche se sono del parere che si tratti proprio di una provocazione, assai difficile poi da realizzare. No, nessuna velleità di passare con l'Alto Adige, ma è doveroso ribadire che ci sentiamo abbandonati a noi stessi ormai da tempo».
La Tonon sostiene anche che è ovvio guardare all'Alto Adige, soprattutto in funzione di un rapporto di collaborazione economica su vari progetti, a cominciare da quello del collegamento sciistico. «Ma non si può nascondere che poi non abbiamo molto in comune».
L'obiettivo ultimo allora quale potrebbe essere? «Una Provincia dolomitica, all'interno però del Veneto. La Provincia di Belluno ha dimostrato di avere poca attenzione per i nostri problemi, non siamo mai stati considerati, siamo gli ultimi. Basta guardare cosa è successo con la vicenda del Fondo Brancher, un progetto fondamentale che meritava di essere sostenuto e che invece è stato miseramente snobbato».
E i giovani? Cosa pensano del referendum? Ne parlano? Discutono? «Il referendum? Mi sembra una mossa positiva per far capire a chi ci governa quanto stiamo male». Alessandro Zandonella Maiucco ha 29 anni, è di Dosoledo e lavora come impiegato in un'azienda locale nel settore del movimento terra. È una delle colonne dei Comelianti, la compagnia teatrale amatoriale che si distingue per la vivacità e l'arguzia dei suoi spettacoli. E fa parte anche dell'associazione Chei d Santa Plonia, che organizza le mascherate del carnevale ed altre iniziative. «La mossa mi pare molto forte, anche se forse ci siamo decisi un po' tardi, mentre altri comuni sono partiti con anni di anticipo per fare questa battaglia. Ora noi ci troviamo con le spalle al muro, perché la situazione appare davvero difficile dal punto di vista economico e quindi la reazione è forte».
Intanto i promotori fanno sapere che le firme hanno superato quota 300. «L'iniziativa è comunque positiva. Non credo vi siano possibilità effettive di passare sotto Bolzano, e conoscendo quella realtà a noi confinante dubito anche che ci accoglierebbero a braccia aperte, ma la provocazione va raccolta. Guardando più avanti semmai, alla provincia autonoma bellunese, che deve essere il vero traguardo».
Ma fra i giovani se ne parla? «Piuttosto parliamo fra noi di come amministreremmo i nostri paesi se ne avessimo l'opportunità».
Stefano Vietina
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