Rassegna corale, serata da applausi

LIVINALLONGO
«Cadono i governi ma la rassegna non cade mai». Con questa battuta il presentatore della serata, Gianpaolo Soratroi, ha aperto la 36° Rassegna dei cori agordini, che si è tenuta sabato scorso nella sala congressi di Arabba. Nonostante l’assenza di due formazioni protagoniste storiche, il Coro Monte Pelsa ( problemi di organico per il gruppo di Cencenighe ) ed il Coro Agordo ( una precisa decisione di non partecipare più alla manifestazione alla base dell’assenza del sodalizio diretto da Roberta Conedera ), la manifestazione ha richiamato in quel di Arabba un folto pubblico proveniente da tutta la vallata del Cordevole.
Segno questo, che nonostante l’età, l’iniziativa riscontra ancora un buon interesse tra gli appassionati del canto corale. Organizzata dal Coro femminile Col di Lana di Livinallongo, la serata è stata aperta dal Coro Fodom che, come da tradizione ha presentato un brano in ladino ( Tra Ciuita e Boè ), seguito da “Intorno a la cuna” di Bepi de Marzi, “Io resto qui addio”, brano da poco inserito nel repertorio e per finire la golirdica “Me compare Giacometo”. Sul palco è salito poi il Coro Val Biois, reduce dai festeggiamenti pe ri 40 anni di attività. Quattro anche ibrani proposti dal gruppo diretto da Attilio Costa: “La cieseta de Transacqua”, “Non potho reposare”, famoso brano sardo nell’armonizzazione di Lamberto Pietropoli, la trentina “Meneghina” e “Le nostre montagne”. Molto apprezzata dal pubblico l’esibizione del coro ospite della serata, “I musici”, formazione nata all’interno del Istituto comprensivo di Agordo sotto la direzione di Marina Nessenzia e accompagnato al piano da Manuela Ben. I giovani cantori hanno presentato un repertorio interazionale che spaziava da “Vois sur ton chemin” ( brano tratto dal film “Les choristes” del regista Christophe Barratier ), a “Bo yavo haboker” ( del compositore ebreo Josef Handar ), interpretato con una semplice ma suggestivo “balletto” coreografico. È seguito “Cielito lindo” brano messicano scritto nel 1882 da Quirino Mendoza per finire con “For the beauty of the Earth”, inno alla bellezza della terra e del cielo. La seconda parte del concerto è stata aperta dalla formazione “cenerentola” della rassegna, il Coro alpino Monte Civetta, che ha presentato brani, e non poteva essere altrimenti, ispirati alla tradizione delle penne nere. Dulcis in fundo il coro organizzatore, guidato da Anna Vallazza. (lo.so.)
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