Raspelli alleato del fagiolo Igp contro le contraffazioni

Il caso riguarda il “Borlotto Lamon” di un’azienda trentina e marchio del Montello Penco: «La dicitura fu registrata in Olanda, chiediamo alle autorità di intervenire»



. Anche al noto giornalista enogastronomico Edoardo Raspelli sono sorti alcuni dubbi sulla legittimità dell’utilizzo del nome “Borlotto Lamon” riportato sul barattolo di fagioli di un’azienda campana con stabilimento in Trentino e marchio del Montello. L’attenzione sul problema che i produttori di fagiolo di Lamon Igp conoscono bene è stata risollevata da una video intervista su Facebook – che conta già quasi 16 mila visualizzazioni e tanti commenti e condivisioni – pubblicata dallo storico conduttore della trasmissione televisiva Mela Verde.

Raspelli è tornato a parlare di un prodotto che conosce molto bene per essersene occupato nelle sue rubriche, oltre che per essere stato l’ospite d’onore all’ultima edizione della festa sull’altopiano. La difesa del marchio certificato è una battaglia che il consorzio di tutela porta avanti da anni, però non è facile da vincere, perché «purtroppo per noi la varietà “Borlotto Lamon” risulta iscritta nel registro olandese delle varietà vegetali da parte di una società olandese, che lo ha fatto prima dell’ottenimento dell’Igp da parte nostra».

A spiegarlo è la presidente del consorzio di tutela Tiziana Penco, che per risolvere la situazione rivolge un appello alle autorità nazionali, europee e olandesi «perché prendano tutte le misure per modificare nel registro delle varietà di specie ortive la denominazione “Borlotto Lamon”. Uno spiacevole inconveniente che trae in inganno i consumatori e danneggia i veri produttori del fagiolo di Lamon».

Dopo il video di Raspelli, la presidente del consorzio di tutela del Fagiolo di Lamon Igp ha preso posizione pubblicando a sua volta una video intervista in risposta. «Prima di tutto lo ingrazio per aver sollevato queste perplessità nella vasta platea di chi segue le sue trasmissioni e le sue attività giornalistiche», esordisce Tiziana Penco. Lo spunto da cui parte Raspelli è una confezione acquistata nel supermercato sotto casa di fagioli lessati chiamati appunto Borlotto Lamon. «Il fagiolo di Lamon non è un prodotto a marchio Igp?», si chiede il giornalista. «E la legge non impone che si chiami Lamon solo quello che viene coltivato nei Comuni certificati dal disciplinare? Invece leggendo le piccole indicazioni riportate nella scatola trovo scritto che è prodotto in uno stabilimento di Rovereto. E la coltivazione? Quindi da dove viene questo fagiolo “Borlotto Lamon”? E soprattutto mi rimane il dubbio se è possibile utilizzare la parola “Lamon” per un prodotto che non ha né la bandiera d’Europa né quella della indicazione geografica protetta».

Tiziana Penco spiega che l’uso della denominazione “Borlotto Lamon” è attualmente considerata legittima, ma il riferimento territoriale a Lamon genera confusione nel consumatore sulla reale provenienza del prodotto, visto che il territorio certificato per la produzione dell’Igp comprende diciotto Comuni della vallata bellunese e soltanto qui chi possiede terreni e li coltiva a fagiolo può chiedere la certificazione. «Concretamente, le uniche confezioni che garantiscono il luogo di produzione sono quelle che riportano il marchio comunitario, il logo del consorzio di tutela, la tracciabilità in etichetta sulla quale vengono riportati il nome del produttore e il Comune di provenienza», rimarca la presidente. «Sono confezioni che contengono il fagiolo in granella secca e per ora è rarissimo trovare i veri fagioli di Lamon lessati e confezionati in lattina o vasetti». –



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