Produzione sospesa nel sito cinese, Safilo deve chiedere la cassa integrazione

Lo stabilimento di Suzhou resta chiuso per l’incubo virus iniziano a mancare i componenti da lavorare a Longarone

LONGARONE. Lo stop produttivo delle fabbriche cinesi, imposto dall’allarme sanitario originato dal Coronavirus, sta iniziando a creare qualche difficoltà alle aziende bellunesi che hanno filiali nel Paese colpito dall’epidemia che inizia a interessare anche l’Italia. La preoccupazione degli industriali sta salendo di ora in ora in considerazione delle decisioni del governo cinese di tenere chiuse le attività economiche nel Paese.

E di conseguenza, qualche azienda sta accusando alcuni problemi nella produzione. La prima società, infatti, costretta a prendere dei provvedimenti in seguito all’allerta sanitaria e alla mancata produzione di componenti che vengono importate in Italia dalla Cina, è la Safilo.

Ieri l’azienda di Longarone ha informato i rappresentanti sindacali che sarà aperta la cassa integrazione per quattro settimane. La decisione sarà sottoscritta lunedì anche dai sindacati di categoria provinciali. La gestione della cassa sarà valutata la settimana prossima in base ai volumi e i materiali che arrivano dalla Cina. Indicativamente i primi giorni di cassa saranno il 6, 7, 10 e 11 febbraio e i reparti interessati saranno a macchia di leopardo. «Saremo più precisi nei prossimi giorni. Lo stop non riguarderà la totalità dello stabilimento nelle giornate individuate», sottolineano i sindacati del comparto.

Il problema è che in Cina Safilo, appunto, ha un sito che produce componenti per occhiali che, una volta spediti in Italia, vengono assemblati nella fabbrica di Longarone. La chiusura dello stabilimento di Suzhou sta creando dei rallentamenti nella produzione longaronese dove, se la situazione non si sbloccherà presto, si potrebbero avere risvolti negativi. Una crisi, quella cinese, che rischia di aggravare quella già in atto per il gruppo Safilo. L’azienda, dal canto suo, come d’altra parte tutte le imprese che operano nel Bellunese e in Italia, non sa ancora dire quale potrà essere lo scenario futuro.

«Tutto dipenderà se la Cina prorogherà ulteriormente la chiusura dei trasporti e la produzione», fa sapere il gruppo dell’occhialeria. Qualcuno, intanto, parla di uno stop delle produzioni nel Paese del far east fino al 17 febbraio. «Teniamo monitorata la situazione giorno per giorno», sottolinea l’azienda. «Dalla sospensione di qualche reparto la settimana prossima, se la chiusura in Cina perdurerà, si potrebbe arrivare anche ad uno stop allargato».

Gli imprenditori, ad oggi, stanno navigando a vista, anche perché tutto dipenderà dall’evolversi della propagazione del virus e dalle scelte attuate dal governo di Pechino. Intanto, oltre al blocco delle trasferte da e per la Cina e al monitoraggio continuo della situazione, Confindustria Belluno ha diffuso ai suoi associati il bollettino di Farnesina e Governo in cui si spiega cosa sia il Coronavirus e quali precauzioni adottare per evitare la diffusione del virus. Molti gli stabilimenti, tra cui quelli di Luxottica, che hanno affisso in bacheca i consigli di prima igiene. Oltre ai 2.789 casi registrati nel mondo, si evidenziano alcuni consigli per chi viaggia in Cina come la vaccinazione e la consultazione del medico. Mentre per chi arriva dalla Cina si consiglia di tenere sotto controllo i sintomi respiratori, la febbre, la tosse secca, mal di gola e difficoltà respiratorie e di lavarsi spesso le mani, tossire mettendo davanti alla bocca un fazzoletto che poi andrà buttato. —


 

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