Più facile trovare un posto di lavoro con il servizio civile
FELTRE. Dal 2005 ad oggi, il 72 per cento dei giovani che hanno fatto l’esperienza di servizio civile nei settori di cultura, protezione civile, sociale, ha un lavoro. Dieci “civilini” sono stati impiegati nell’ente comunitario, chi a tempo determinato chi a tempo indeterminato, dopo aver partecipato e vinto il concorso per formazione e competenze acquisite, come evidenzia il presidente di Unione montana feltrina, Federico Dalla Torre. I giovani (finora 350) hanno fatto tesoro di esperienza e competenza, hanno dato un sostegno agli uffici e alle varie strutture operative, ricavandone preziose gratificazioni, e hanno ricevuto una sorta di presalario di 433 euro pagati puntualmente dallo Stato ogni mese. Per un totale di otto milioni di euro, in dodici anni, molto ben investiti in quella che ha precorso con profitto l’alternanza scuola-lavoro.
E che vede nell’Unione montana feltrina, l’unico ente iscritto alla seconda classe dell’albo nazionale della provincia di Belluno, quindi in possesso dei requisiti per l’organizzazione del servizio. Andrea Raveane di Unione montana feltrina, preposto all’organizzazione del servizio, ha evidenziato che «dal 2005 al 2017 sono stati 256 i volontari che hanno prestato servizio civile per un anno negli enti dell’Umf che collabora anche con il Comitato d’Intesa che dal 2005 ha consentito a 85 giovani di intraprendere l’esperienza nel sociale. Attualmente i volontari sono 41, 16 per il progetto “Diamo forza alla nostra cultura e al nostro territorio” e 25 sono quelli del progetto “Facciamo conoscere la nostra cultura”. Sono invece quindici quelli che prestano servizio al Comitato d’Intesa».
Andrea Raveane ha spiegato le modalità di formazione, 150 ore che si integrano con corsi di primo soccorso e sicurezza e attestazione finale del Csv, e ha detto che negli anni la rete di comuni, soprattutto extra-Umf, che chiedono giovani per il servizio civile ha continuato ad allargarsi. «Il supporto della segretaria Ornella Boscarin e la possibilità di avere un assessore referente è cosa che ci consente di affrontare anche le normative sul cosiddetto servizio civile universale e gli scambi con altre province, regioni e l’estero».
L’assessore comunitario con delega a protezione civile, attività produttive e servizio civile è Antonio Miotto. Che dice: «Dopo dieci anni ci possiamo ritenere soddisfatti, oltre a dare una mano a 350 ragazzi, ritengo il servizio civile come prima esperienza post-scuola, una buona palestra sovrapponibile all’alternanza scuola-lavoro di cui si parla ora. Peraltro con il blocco del turn over e la riduzione del personale negli uffici, i giovani del servizio civile danno un aiuto imporrante alle nostre strutture. Il servizio civile è importante anche per le prospettive occupazionali future dei nostri giovani. E la valorizzazione dei giovani che amano il territorio, contribuisce a frenare lo spopolamento».
Un concetto ripreso anche da Paolo Capraro del Csv: «Con questa esperienza che asseconda le inclinazioni e la motivazione dei giovani, questi finiscono per fare il lavoro per il quale hanno studiato e si sono specializzati poi, nell’ambito del servizio civile, quindi senza condizioni di sottoccupazione. Ma anche sul piano della permanenza dei cervelli nell’ambiente e del territorio che hanno dimostrato di amare». (l.m.)
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