Pian dei Fiacconi, oggi la riapertura del rifugio anche senza la bidonvia

ROCCA PIETORE. Il ghiacciaio della Marmolada sfida il coronavirus e la mancanza di neve, nella speranza che le precipitazioni ritornino già da domani. Riapre, infatti, il rifugio Pian dei Fiacconi. Guido Trevisan, il gestore, ieri era allarmato perché alle 9 del mattino il rifugio era coinvolto in una «paurosa bufera di vento. Le raffiche stanno superando i 120 km orari e spazzano via quella poca neve che è rimasta a terra, circa un metro. Siamo in presenza di situazioni meteo mai viste in precedenza».
Da oggi, chi sale verso la vetta della Marmolada, con le pelli di foca e gli sci, non troverà per la prima volta la bidonvia da Passo Fedaia. È stata smantellata, in attesa che la provincia di Trento conceda l’autorizzazione per un nuovo impianto che, però, difficilmente sarà pronto per il prossimo anno. E che, in ogni caso, non farà tappa a Pian dei Fiacconi, ma al rifugio più in alto, un quarto d’ora a piedi più su. Per far arrivare gli alpinisti, Trevisan ha battuto una pista col gatto delle nevi, e quindi gli interessati possono salire anche con gli scarponi. Il rifugio è vicino, a un’ora e mezza a piedi.
«Nonostante il coronavirus e l’assenza di un impianto di risalita, sono intenzionato a rimanere aperto per 7 mesi; però in maggio solo su prenotazione», anticipa Trevisan. Dal suo rifugio, in due ore e mezza, si può attraversare il ghiacciaio salendo a punta Rocca o, dalla parte opposta, a punta Penia. Ovviamente bisogna essere attrezzati. «Chi ci conosce», aggiunge il gestore, «sa che crediamo in un turismo sostenibile: di chi è consapevole che si può vivere la montagna anche senza comodi impianti di risalita. Anzi, io ritengo che la Marmolada possa vivere senza infrastrutture di questo tipo. È la regina delle Dolomiti, unico ghiacciaio di tipo alpino e paradiso del freeride». La temporanea chiusura della bidonvia viene dunque salutata da Trevisan come una opportunità per scoprire se la montagna più alta, quella che richiede più fatica per la salita, può essere apprezzata e vissuta anche da chi va a piedi. «Siamo convinti che tutti i nostri amici, alpinisti e turisti, salgano alla Marmolada perché questo è un posto magico». Nulla comunque si sa dell’iter intrapreso in Provincia a Trento da parte dei gestori della bidonvia. Allo studio progettuale, ancora in bozza, sono state accompagnate osservazioni critiche da parte delle associazioni ambientaliste, condivise dallo stesso Trevisan. Non ha senso – sostengono in molti – conquistare più metri in quota rispetto al sito dove l’impianto storico arrivava. «Anzi, un senso ce l’ha», annota Mountain Wilderness, «quello di avvicinare punta Rocca, verso la quale si punta con un collegamento funiviario che attraversi il ghiacciaio». Quasi una bestemmia per gli ambientalisti e per lo stesso Trevisan, nonostante i vantaggi che il nuovo scenario da circo bianco comporterebbe per la sua attività. Gli ambientalisti, in ogni caso, hanno assicurato a Trevisan di sostenerlo, vigilando sul futuro impianto, anzitutto sulla progettazione, perché non vi siano concessioni irrispettose dell’ambiente. Ma in particolare perché il nuovo impianto si fermi a Pian dei Fiacconi e non vada alla conquista di altri settori del ghiacciaio. —
Francesco Dal Mas
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