Pet-Tac, in un anno mille esami «Ora le nostre cure sono più precise»

È risultata fondamentale in ambito oncologico ma in futuro sarà utilizzata per diagnosticare la malattia di Alzheimer



Previsioni doppiate. Giovedì la Pet-Tac, donata da un anonimo benefattore all’ospedale San Martino di Belluno (costo 1,6 milioni di euro), ha raggiunto quota mille esami. Prestazioni eseguite in poco più di un anno, visto che è entrata in funzione nell’agosto del 2017: «Ci eravamo prefissati l’obiettivo di effettuare 500 esami l’anno», sottolinea il direttore generale Adriano Rasi Caldogno, «ma il volume dell’attività è andato ben al di là delle più rosee aspettative». «Sono soddisfatto», prosegue, «oltre a dare un servizio a domicilio ai bellunesi e a portare un vistoso risparmio per le casse dell’azienda (prima le prestazioni dovevano essere effettuate in altri ospedali, principalmente a Castelfranco Veneto ndr), abbiamo arricchito le nostre prestazioni in ambito oncologico, elevandone la qualità in fatto di diagnosi».

Utilizzando il tracciante radioattivo 18FDG, sono stati 939 gli esami oncologici effettuati dalla Pet-Tac (soprattutto per i tumori ai polmoni, alla prostata e alla mammella), 40 le tomografie per lo studio delle malattie neurodegenerative, 20 studi whole-body per febbri di origine sconosciuta e infiammazioni di grossi vasi.

«L’importanza di questo apparecchio», spiega il direttore sanitario Giovanni Pittoni. «La Pet-Tac consente di avere diagnosi accurate e tempestive e di poter intervenire sul tumore in maniera mirata, sparando le radiazioni su un bersaglio circoscritto, in poche parol,e dove il tumore è ancora vivo».

Il direttore della Unità operativa di Radiologia, Paolo D’Andrea, punta il dito sull’importanza del medico nucleare: «Grazie a questo nuovo macchinario, si trova al centro di vari team multidisciplinari nella cura di cancri al polmone, alla mammella e alla prostata». «È un macchinario di fondamentale importanza», spiega Felice Martinelli, direttore dell’Unità operativa di Medicina Nucleare, «perché aiuta a capire lo stadio in cui si trova il tumore. Prima il paziente arrivava da noi con un’ipotesi di malattia, ora la Pet la rileva e nel 40% dei casi ci suggerisce un cambio di trattamento».

L’Usl punta ad ampliare le modalità di applicazione della Pet-Tac: «Quello che abbiamo acquistato», conclude Pittoni, «è un apparecchio di ultima generazione, in grado di supportare ulteriori implementazioni, grazie all’utilizzo di nuovi farmaci traccianti. Il prossimo utilizzo sarà nel campo del sistema nervoso, per la diagnosi della malattia di Alzheimer». —

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