Pestaggio in via Roma, assolto dall’accusa di auto calunnia

Ma solo per particolare tenuità del fatto La vicenda risale al 2011 e fece discutere perché  il ferito accusò due giovani

BELLUNO. È stato assolto dall’accusa di autocalunnia, ma per lieve tenuità del fatto. Si conclude, senza tuttavia che si possa definire raggiunta una completa chiarezza su quanto accaduto, una vicenda che ha fatto molto discutere e che risale al 5 dicembre 2011.

Quella notte un uomo rimase ferito in seguito ad un pestaggio avvenuto in via Roma, a Belluno, e a diversi giorni di distanza indicò come responsabili della violenza subita una coppia di giovani bellunesi. I due hanno sempre affermato la loro estraneità ai fatti e poco dopo la condanna in primo grado, nel 2014, un altro soggetto A. D. B. di 46 anni (assistito dall’avvocato Francesco Rasera Berna), uscì allo scoperto affermando di essere stato lui l’autore del pestaggio.

Una dichiarazione che forse risultò utile per l’assoluzione in Appello dei due giovani (la Cassazione ha poi dichiarato prescritto l’eventuale reato e rinviato all’Appello per le sole finalità civili) ma che non ebbe mai seguito perché non ci fu un’indagine su quell’auto denuncia. Anzi, il 46enne è stato mandato a giudizio con l’accusa di autocalunnia e il processo si è concluso ieri con la sentenza del giudice Cittolin.

Durante il dibattimento è stata ricostruita tutta la vicenda. L’autodenuncia dell’imputato era risultata fin dall’inizio credibile, ma presentava elementi diversi rispetto a quanto raccontato dalla vittima, Claudio Mazzaro. A quanto pare tra i due era scoppiata una lite e l’uomo avrebbe dato uno spintone a Mazzaro facendolo cadere malamente, ma non era sua intenzione fargli del male né tantomeno rompergli una gamba.

Dopo la caduta, Mazzaro si sarebbe rialzato e allontanato da solo e quindi all’autore dello spintone non sembrava di aver causato un danno tanto grave. Solo in seguito alla condanna dei due giovani estranei ai fatti, l’imputato aveva deciso di parlare, allo scopo di evitare un “errore giudiziario”. Il problema è che la vittima ha sempre negato e anche nella testimonianza resa nell’ambito di questo processo ha raccontato la versione che accusa i due giovani.

In ogni caso, come ha ricordato l’avvocato Rasera Berna che ha chiesto l’assoluzione piena, l’autodenuncia dell’imputato non ha sviato nessuno, perché nessuna indagine è partita da quelle dichiarazioni e quindi la richiesta di condanna a un anno, avanzata dal pubblico ministero d’udienza, sarebbe stata sproporzionata.

Il giudice Cittolin ha accolto quest’ultima linea, riconoscendo la particolare tenuità del fatto e assolvendo l’imputato dal reato di autocalunnia. —

I.A.



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