«Pasta solidale gettata per provocazione»

Sconcerto per il ritrovamento alla Peschiera di pacchi gettati. La Caritas: «Intollerabile»
FELTRE. I volontari del Banco alimentare della Caritas feltrina sono i primi ad essersi dispiaciuti del cibo secco e non deperibile, gettato come spazzatura, in un angolo della città. Chili di pasta con scadenza al 2020 consegnati dai volontari Caritas nei giorni scorsi, sono stati buttati, forse provocatoriamente, vicino al punto di raccolta rifiuti in zona Peschiera. Il gesto non è passato inosservato e le foto sono state amplificate sui social network.


«Qualche sospetto noi ce lo abbiamo», spiega Rino Dal Ben impegnato come direttore Caritas, anche nel coordinamento della distribuzione alimentare. «Ci siamo confrontati con don Diego Bardin, presidente della Caritas, e siamo arrivati alla conclusione che se non si vuole arrivare alla caccia alle streghe, d’altro canto non si possono nemmeno sottovalutare segnali di provocazione. Ci è capitato spesso, soprattutto nell’area fra Mugnai e Farra, di registrare uno scontento sulla qualità del cibo e sul fatto che fosse sempre lo stesso cibo. Noi invitiamo le famiglie a dire subito se accettano o meno il pacco. E nel caso in cui ci fosse qualcosa da ridire, lo dicano subito. Che di persone che hanno fame davvero, purtroppo, ce ne sono sempre di più. Non si farebbe altro che chiudere l’approvvigionamento fra chi preferisce un’altra qualità di cibo, e consegnare il pacco ad altri che non guardano alle marche, e che su pasta, riso e altri carboidrati non fanno gli schizzinosi, perché associati ad altri alimenti, forniti dalla Caritas, garantiscono l’apporto nutrizionale a tutti quelli che ne fanno richiesta».


Proprio martedì i volontari della Caritas, che su segnalazione e in collaborazione con quindici parrocchie del comprensorio servono circa ottocento persone una volta al mese, hanno consegnato nei pacchi quasi settanta quintali di cibo, fra secco non deperibile (come appunto pasta e riso) e verdura e frutta. «Per frutta e verdura ci serviamo da un emporio all’ingrosso di Montebelluna», spiega Dal Ben. «La merce arriva fresca alle famiglie, così come altro cibo che viene consegnato a chi ha bisogno. Il gesto di gettare via il cibo è quindi doppiamente intollerabile, per l’impegno che mettono i nostri volontari e perché possono esserci nuclei familiari o persone che ancora non hanno avuto il coraggio di ammettere che hanno fame».
(l.m.)


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