Noce, sarà buon raccolto se arriverà un po’ di sole

FELTRE. Una buona dose di sole è quel che ci vuole per dare la giusta ripresa a questa infausta annualità agricola. È la speranza di tantissimi produttori agricoli, che nei primi caldi di questi giorni intravvedono una tiepida speranza per il recupero di un raccolto che a inizio estate si dava già per spacciato.
Tra questi ci sono i coltivatori di noci, una quarantina nel Feltrino, che con quest'anno sperano di riuscire a recuperare i quintali di prodotto persi nelle ultime due annate, per colpa del tempo ma soprattutto per gli insetti infestanti come la “Carpocapsa”, che agisce in primavera, e la temutissima “Rhagoletis”, o mosca del noce, che colpisce il mallo a luglio, annerendolo. Questi tre fattori insieme hanno portato a un crollo della produzione di oltre il 90 per cento.
«Quest'anno i segnali che ci arrivano dai nostri soci sono confortanti», afferma Valerio Giusti, presidente del consorzio di tutela della noce feltrina, «le piante hanno già buttato fuori i gusci, ora non può che fare bel tempo per almeno una decina di giorni, altrimenti i frutti non matureranno e anche quest'anno avremo un raccolto scarso, più in termini di qualità che di quantità».
L'anno scorso la presenza alla Fiera di San Matteo, dedicata proprio al frutto feltrino, era di semplice rappresentanza, «quest'anno puntiamo a raccogliere almeno 10 quintali di noci, se non 20, quelli che normalmente i nostri 35 soci sarebbero in grado di produrre in condizioni climatiche normali».
Ci sono svariate aree nel Feltrino coltivate a noci: «Le zone più ricche sono Arson, Pren, Lamen e Lasen», elenca Giusti, «anche a Sovramonte c'è un bel frutteto, peccato che la zona soffra l'oscuramento di piante vicine e che l'esposizione al sole non sia costante. A Rivai nel 2012 abbiamo messo giù 240 nuove piante, ma bisognerà aspettare una decina di anni prima che i noci siano pronti per la produzione».
Contro gli agenti infestanti sono state usate trappole sessuali e debellanti biologici, ma più di tanto non si può fare: «Servirebbero investimenti cospicui per combattere questi insetti», sostiene Giusti, «se le piante fossero basse sarebbe più facile trattarle, per questo stiamo cercando di convincere i nuovi coltivatori a fare piccoli interventi per mantenere le piante ad altezza ridotta, in modo da intervenire in maniera più efficace una volta infestate. Per sconfiggere del tutto questi insetti dovremmo usare gli elicotteri», ironizza Giusti, «ma non è nella nostra filosofia». Come la zucca di Caorera, anche la noce feltrina ha bisogno di una bella accelerata di sole per dare il meglio di sé.
Francesca Valente
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