Nervi tesi, aumentano le liti Il giudice di pace ammette: «Non c'è più tolleranza»
Le dispute principali nei condomini e tra coppie in crisi «Vedo tante tensioni e poca voglia di perdonare»

Il giudice di pace Luigi Cavalet
BELLUNO.
Bellunesi brava gente? Forse. Di certo, sono litigiosi. Ne sa qualcosa Luigi Cavalet, coordinatore dell'ufficio del giudice di pace di Belluno. «Vedo sempre meno tolleranza», afferma durante una pausa della sua frenetica attività mattutina. Un ragionamento che vale per le vecchie come per le giovani generazioni, per i bellunesi "veraci", così come per gli immigrati. Ma tra i due e più litiganti, nessuno sembra godere. Il lavoro è tanto e le risorse in forza all'ufficio cittadino sono sempre le stesse.
In anni di attività Luigi Cavalet un'idea se l'è fatta, al di là di ogni sterile statistica, che spesso colloca il Bellunese ai vertici della litigiosità: «Vedo tante tensioni nella società e poca voglia di perdonare», afferma il giudice. Anche ieri - per la cronaca - alcuni tentativi di conciliazione sono falliti, sintomo che la sete di giustizia o vendetta è tanta.
Sorvegliati speciali.
Spesso i reati per cui si discute sono lievi, in pole position ci sono ingiurie e minacce. «I contesti più fragili sono le famiglie con cause di separazione in corso e i condomini. Rimangono delle fucine di reati», prosegue Cavalet. Nel primo caso si va oltre la logica del rapporto moglie-marito. Subentrano suoceri, fratelli, cognate. Tutti con il dente avvelenato. E' il caso dell'uomo che ieri ha dovuto sborsare 300 euro per aver insultato via sms l'ex compagno della sorella. Gli aveva dato del «testa vuota», ma la casistica dimostra che poteva dire molto di peggio. Un uomo di Belluno, per esempio, ha dato al vicino di casa del «mafioso». Peggio ancora ha fatto un altro bellunese, che ha apostrofato la vicina come «brutta sporca napoletana, hai rubato a Napoli per farti i soldi». E ancora: «Faccio venire su qualcuno da Napoli per farti tagliare la gola». A questo punto sembra quasi una dichiarazione d'amore la frase che un 43enne bellunese avrebbe rivolto all'ex moglie: «Te cope» (per chi non mastica il dialetto: «Ti uccido»). Difficile però dire quale sia il grado di effettiva pericolosità che c'è dietro a queste parole, se si tratti di espressioni in libertà - dettate dalla rabbia - o mezze intenzioni, dichiarate e poi subito soffocate. La domanda visti i casi di cronaca nazionale di questi giorni è d'obbligo: «Non ci sono regole generali», dice Cavalet. «Quello che vediamo è che a Belluno si continua a litigare, nonostante il contesto sia generalmente civile».
La macchina.
Un conto è la casistica, un altro la macchina organizzativa. I due giudici di pace di Belluno - Cavalet e Sambrotta - devono diversi tra la sede del capoluogo, Agordo e Cortina. Un terzo giudice segue le cause civili, ma questa è un'altra partita. «Di Pieve si occupa ora un giudice di Feltre», sottolinea Cavalet, che non nasconde come i carichi continuino a essere elevati. E questo, a fronte di un aumento delle materie affidate alla competenza del giudice di pace. Basti pensare alle nuove norme del codice della strada, ma anche al pacchetto sicurezza sull'immigrazione. Anche per questo i tempi si allungano con il paradosso che - in alcuni casi - dura più un procedimento davanti al giudice di pace che davanti al tribunale di primo grado. «Questo ci dispiace», afferma Cavalet, «ma facciamo il possibile. D'altronde non si è ancora indetto il bando per reperire nuovi giudici». Sullo sfondo, resta un'umanità variegata. Denominatore comune: sono tutti terribilmente tesi. Gli stessi avvocati sembrano più nervosi che nell'aula di una corte d'appello. Si accettano interpretazioni. Sociologi e psicologi possono sbizzarrirsi pure.
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