Anche Bes perde la sua storica bottega, la gestrice: «Troppi costi e burocrazia»
Maura Carazzai dietro al bancone da trent’anni della bottega nella frazione: «Non è stato facile decidere per i rapporti che si sono costruiti con le persone». Giù la serranda dall’1 ottobre

Ci sono servizi che hanno costituito per tanti anni la linfa del tessuto economico del territorio. Le piccole botteghe, luoghi di incontro, oltre che di acquisti, dove ci si ritrovava anche solo per scambiare quattro chiacchiere. Luoghi di comunità.
Ne sopravvivono sempre meno. L’ultimo a chiudere sarà la bottega di Bes, che accoglierà i clienti per l’ultima volta martedì 30 settembre. Maura Carazzai, che la gestisce da trent’anni, ha deciso di abbassare per sempre la serranda, stanca di una burocrazia che affatica, di costi che strangolano le piccole imprese, di un sistema economico che non permette la sopravvivenza di realtà che si reggono anche sulla fedeltà e la costanza dei clienti. Non sono pochissimi, a Bes, ma nulla a che vedere con il passato.
E così chiuderà un altro negozio di vicinato. Storico: quello di Bes ha oltre cinquant’anni. Maura Carazzai ci arrivò insieme al fratello alla fine degli anni Novanta.

Poi è rimasta da sola, a fare la spola fra le corsie, il banco di formaggi e salumi e la cassa. «Sono qui da sola, e fra i costi, la burocrazia e l’impegno che richiede avere un’attività, sono stanca», confessa.
Gli scaffali sono tristemente semi vuoti, un’immagine che da sola basta a raccontare il destino dell’attività. Che vende un po’ di tutto, come accadeva sempre nei negozi di paese: alimentari, freschi e confezionati, detersivi, prodotti per la cura della persona, ma anche cancelleria, pantofole, pigiami, lampadine, sementi per l’orto.
Solo la Tari incide con costi davvero importanti. «Magari il Comune dovrebbe venire incontro a negozi come questo...», mormora la donna, mentre i clienti passano a salutare, acquistare il pane, un pacco di biscotti. Anche solo per ringraziare di aver tenuto aperto fino ad oggi.
«Andare avanti è difficile. C’è troppa burocrazia, troppi costi... non sono ancora in pensione, ci andrò fra qualche anno. Ma adesso vorrei anche poter fare un po’ la nonna». E ci mancherebbe.
Carazzai pensava di chiudere da un po’. Almeno un anno. Ma prendere la decisione definitiva non è stato semplice. «Un po’ mi dispiace ovviamente. Sono qui da trent’anni, con le persone c’è un rapporto che va oltre quello fra commerciante e cliente. Ho partecipato alle gioie, ai lutti. So che chiudendo attività come questa i paesi rischiano di morire. Ma le dirò...li stanno facendo morire».
Trent’anni fa, quando Carazzai rilevò il negozio dalla precedente gestione, «si lavorava tantissimo». Poi sono esplosi i supermercati, anche come numero, e la clientela si è in gran parte spostata. Segnando il destino delle botteghe. «Chissà se qualcuno riaprirà qui», riflette la donna.
Il negozio nel cuore di Bes aprirà l’ultima volta martedì. È ovviamente amareggiato per la chiusura anche il capofrazione Maurizio Dal Farra: «Si viene a perdere un servizio, importante soprattutto per gli anziani, per chi non può prendere la macchina per fare ogni acquisto», spiega.
«Il negozio di Maura è anche un centro di socialità. Avevamo provato a vedere anche con l’associazione che abbiamo qui a Bes se si riusciva a tenerlo aperto con un’altra formula, ma servirebbe maggiore partecipazione anche della cittadinanza... Si va a perdere un servizio prezioso con la chiusura della bottega».
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