Morì un ragazzino: in tre vanno a giudizio

CADORE. Era il primo marzo 2012 quando un ragazzino di 14 anni, Romano Campiti, morì schiantandosi contro un albero dopo aver perso il controllo dello slittino su cui era sceso lungo la pista Croda Rossa, nel comprensorio sciistico di Sesto Pusteria. Ieri il giudice Andrea Pappalardo ha disposto il rinvio a giudizio dei tre indagati per presunte responsabilità colpose nella tragedia. Si tratta di Mark Winkler, amministratore delegato della «Dolomiti Sextner spa» (impresa che gestisce la pista); di Rudolf Egarter, direttore responsabile della sicurezza per la stessa società e di Alessio Talamini, maestro di sci di Cortina. La vittima si trovava in vacanza in Cadore assieme alla famiglia, romana. Il giorno della tragedia il ragazzino era stato affidato proprio al maestro di sci per una giornata di sci e slittino sulle nevi dell’Alta Pusteria. Doveva essere una giornata di spensieratezza e divertimento, invece finì in tragedia. Romano Campiti faceva parte di un gruppo di giovani turisti: decisero di affrontare la discesa lungo la pista in questione, nonostante fosse stato segnalato a monte che vi erano alcuni punti molto pericolosi in quanto ghiacciati. Non si sa con certezza cosa sia avvenuto. Romano Campiti, però, forse proprio a seguito del ghiaccio, perse il controllo dello slittino, uscì di pista e si schiantò contro un albero, morendo sul colpo. La pista venne sequestrata. Partì l’inchiesta. Ora si è giunti al rinvio a giudizio per concorso in omicidio colposo ma nessuno degli inquisiti si sente responsabile. Nessuno ha chiesto di patteggiare. Si andrà dunque a processo con rito ordinario. Prima udienza il 6 maggio 2014. E’ probabile che il procedimento venga deciso dall’ennesima battaglia tra periti. La difesa (sostenuta dall’avvocato Carlo Bertacchi) ritiene che si sia trattato di una disgrazia in quanto il ragazzino sarebbe uscito di pista in un punto rettilineo non considerato pericoloso. E’ per questo - sostiene l’avvocato - che in quel punto non esisteva alcuna protezione. Lo dimostrerebbe anche il fatto che la pista (dotata di certificazione sulla sicurezza) venne dissequestrata dopo poche settimane con l’obbligo di un unico accorgimento e cioè dei bordi innevati rialzati lungo il rettilinio della tragedia. In aula, comunque, si preannuncia battaglia legale. Ieri gli avvocati di parte civile hanno sostenuto anche la tesi dell’omicidio con dolo eventuale. Presente in aula Rossella Campiti, mamma della vittima. «Cerco giustizia per Romano - ha puntualizzato - perchè ritengo non si possa anteporre mai il valore economico alla salvaguardia della vita. Quando sono stata portata sul luogo della tragedia ho avuto paura nonostante fossi su una motoslitta con conducente. Posso immaginare cosa può aver provato mio figlio prima dello schianto».
Mario Bertoldi
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