Marta Zampieri: «Ha scavalcato la rete»

FORNO DI ZOLDO. «Ero scesa per chiudere il pollaio, quando ho notato un’ombra scavalcare la recinzione. Solo dopo, quando ho trovato del pelo sulla rete, ho capito: era l’orso». Marta Zampieri, la...

FORNO DI ZOLDO. «Ero scesa per chiudere il pollaio, quando ho notato un’ombra scavalcare la recinzione. Solo dopo, quando ho trovato del pelo sulla rete, ho capito: era l’orso».

Marta Zampieri, la giovane ingegnere “convertita” all’allevamento di montagna e presidente degli allevatori della Cia, è stata la testimone, martedì sera, dell’incursione del plantigrado, che ha distrutto un’arnia di proprietà dell’alpinista e apicoltore Renato Panciera, installata nella fattoria.

«Erano le 23 di martedì», racconta Marta Zampieri, «mi trovavo lì per caso a quell’ora, ero in ritardo rispetto al solito. Le mie pecore nane erano spaventatissime, tutte addossate al muro, si capiva che era successo qualcosa. Poi abiamo trovato l’arnia, distrutta e lanciata a cinque metri di distanza».

«La forestale mi ha detto che dovevo fare rumore per spaventarlo», racconta Zampieri, «ed è iniziata quindi una notte infernale: all'una ho acceso la motosega per fare fracasso, ho iniziato ad andare avanti e indietro con la macchina. Avevamo timore che tornasse, visto che c’erano delle caprette nuove messe in un recinto non elettrificato».

«La mattina sono venuti a posare un recinto elettrrico attorno alle arnie rimaste, poi alla sera l'ho ampliato per includere anche le mie pecore. Ma posso assicurare che mentre lavoravo per mettere giù la recinzione, sentivo dei rumori strani lì atorno E infatti. il giorno dopo l’orso è passato da Fornesighe».

«Non mi dà fastidio l'orso, ha sempre vissuto da noi», sottolinea Zampieri, «ma mi dà fastidio che si debba subire un danno prima di ricevere un contributo per la recinzione. A me stavolta è andata benissimo, non ho subìto danni, ma a Renato Panciera no: nell'arnia presa dall’orso l'ape regina è morta, e questo significa che l’alveare è distrutto».

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi