Lupo, dopo le stragi di pecore «gli allevatori si attrezzino»

BELLUNO. Il lupo attacca le greggi? La responsabilità è anche degli allevatori. «La presenza di predatori nel nostro territorio è da ritenersi normale. Dove non arrivano i lupi o gli orsi arrivano volpi, faine e cani randagi. E spesso questi ultimi compiono razzie delle quali vengono incolpati i lupi stessi», spiega Cristiano Fant, referente Enpa (ente nazionale protezione animali) per la provincia di Belluno. Che interviene per offrire un contributo al dibattito che si sta scatenando sulla presenza del lupo nel Bellunese.
Sul Visentin vive una coppia con sei cuccioli. Quest’estate ci sono stati svariati attacchi alle pecore (e in un caso anche ad una vitella) all’alpeggio fra Nevegal e Visentin e gli allevatori sono in allarme. Minacciano di abbandonare il territorio, perché perdere una bestia a seguito di un attacco significa vedere andare in fumo soldi ma anche il lavoro di mesi. «Ma quanti di questi attacchi sono veri?», si chiede Fant. «L’anno scorso ho ricevuto moltissime chiamate per le stragi fatte dalle volpi nei pollai. Ma dei dodici controlli effettuati fra Limana e Tichiana in un solo caso ho potuto appurare con certezza che la volpe fosse colpevole, e in tutti i casi vi era una mancanza nella detenzione del pollame. Se gli animali non vengono detenuti secondo le normative e rinchiusi al sicuro durante la notte certe conseguenze sono normali».
Passando al lupo, Fant ricorda che «gli allevatori sono responsabili della custodia degli animali e dove non li tutelano la colpa è loro. Nella zona del Nevegal riceviamo tante segnalazioni per cani vaganti, spesso molto grandi, lupoidi, tranquillamente in grado di uccidere una o più pecore e sfamarsene. Questo è dovuto ai tanti proprietari di cani che non rispettano le normative». E Fant non è nemmeno convinto che il pastore Teodoro abbia visto davvero un lupo: «È un animale molto timido e schivo, riuscire a vederlo è un evento rarissimo. Dubito sia rimasto ad aspettare di essere illuminato dai fari di una macchina rumorosa. Probabilmente il pastore ha visto un cane che per dimensioni e movenze è molto simile (anzi, i lupi sono più piccoli dei cani di molti di noi)». Inoltre, «il lupo non sbrana completamente le pecore. Una volta ucciso l’animale, ne apre l’intestino e se ne sfama, di norma lasciando il resto».
Dunque quello che molti dicono essere un lupo potrebbe anche essere un cane, suggerisce Fant. Che rasserena quanti si preoccupano per l’aumento degli esemplari («solitamente le nascite sono proporzionali alla percentuale di selvaggina presente e di lupi che risiedono nel territorio di appartenenza») e invita a considerare la presenza del lupo nel Bellunese un’opportunità: «Il Colle lamenta da anni, giustamente, una scarsità di turismo e di investimenti per renderlo più appetibile. Il lupo può essere una risorsa turistica di rilevanza importantissima. L’Abruzzo ci ha dimostrato come della presenza del lupo si possa fare una risorsa turistica stupenda, così come gli Stati Uniti e l'Africa fanno da decenni con una giusta detenzione dei loro predatori naturali». E gli allevatori, che lamentano la perdita di capi? «Ci sono sistemi ampiamente noti per difendere i propri animali da allevamento (recinzioni e cani da pastore in primis)», conclude il referente dell’Enpa per la provincia di Belluno. «La mancanza di tutela da parte loro può infine essere considerata, qualora chi di competenza volesse finalmente tenerne conto».
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