L'uomo che «Dona un sorriso»

Michele De Pellegrin è una delle anime della tre giorni di Pian dei Castaldi
Sorrisi ed emozioni. A Pian dei Castaldi, il comitato è pronto per la settima edizione di «Dona un Sorriso»: calcio, musica, gastronomia, lotteria dei campioni e soprattutto beneficenza, dal primo al 3 luglio. Quasi 100mila euro in sei anni per i bambini, che hanno bisogno di cure o interventi chirurgici costosi. Una delle anime, meglio dei cuori è Michele De Pellegrin: «Noi abbiamo iniziato sette anni fa. Partiamo dal presupposto che il Pian era sempre stato un luogo, in cui venivano organizzate delle feste. Come comitato, abbiamo pensato che questo non ci bastava e così abbiamo aggiunto al divertimento un obiettivo molto concreto: aiutare le famiglie bisognose. Siamo partiti così e ora ecco un'altra edizione».  
La prima non fu troppo incoraggiante, eppure nessuno ha mollato. Siete ancora tutti insieme?
 «Quella volta il maltempo ci ha permesso di fare poco, ma in qualche maniera ci siamo arrangiati lo stesso, organizzando una gara di briscola. Nonostante tutto, siamo stati capaci di raccogliere 6mila euro, che non sono pochi. Da allora, siamo sempre cresciuti. Qualcuno ha lasciato e qualcun altro si è aggiunto. Sicuramente il nostro spirito è sempre lo stesso».  
Come scegliete i destinatari del buon cuore vostro e di chi partecipa?
 «Spesso si è trattato di conoscenze dirette. Sapevamo che in una certa famiglia c'era una situazione difficile e abbiamo lavorato in maniera mirata. Altre volte ci siamo rivolti a qualche associazione di volontariato o ai servizi sociali, per farci segnalare qualche persona bisognosa. Di solito, si tratta di bambini, che hanno bisogno di cure o interventi chirurgici molto onerosi».  
E' pensabile che queste famiglie vi esprimano in qualche maniera la loro gratitudine. Come?
 «Una delle nostre soddisfazioni più belle è vedere questa gente, che già nella stessa edizione o in quella successiva diventa volontaria per Dona un Sorriso e ci dà una mano, per l'allestimento della manifestazione. Nel corso degli anni, tutti sono venuti ad aiutarci, sentendosi partecipi al cento per cento».  
C'è un aspetto sportivo, tanto per cominciare. E sono i primi soldi che si raccolgono con le iscrizioni al torneo di calcio tre contro tre. Impegnativo?
 «Le 36 squadre sono già pronte da un pezzo e, anzi, ne avremmo altre dieci in coda. C'è grande voglia di partecipare e fare della beneficenza e la situazione sta diventando impegnativa».  
A questa gente bisogna dare da mangiare e da bere. Come funziona il reparto ristorazione?
 «Siamo in undici a formare il comitato, ma possiamo contare su 60 o 70 volontari, che si occupano anche della cucina. Non possiamo schierare chissà quali chef, però siamo in grado di servire un menù gustoso e a buon mercato. Ci dispiace non avere abbastanza spazio, per soddisfare altre richieste, certo in un fine settimana raggiungiamo numeri importanti: tra i 1200 e i 1300 coperti. Per fare altre cifre, consumiamo 300 chili di patate e 2 mila litri di birra».  
I fornitori di alimentari vi danno una mano o non ci sono prezzi di favore?
 «Ci danno tutto quello che ci serve e, alla fine, regoliamo il conto. Meno male che ci vengono un po' incontro, d'altronde noi non abbiamo alcuno scopo di lucro».  
Durante le serate, ci sono dei concerti. Anche la Siae vi dà un aiuto?
 «Paghiamo cara la musica che ascoltiamo. Sono belle botte, non lo nascondo, ma d'altronde non si può fare altrimenti. Da noi, è tutto a posto. Anche a livello di Usl, non ci sono problemi».  
Il punto più forte è la lotteria. E' vero che la raccolta di materiale dura praticamente tutto l'anno?
 «La caccia dura diversi mesi e ci sono alcune persone, che si danno da fare, a cominciare da Alberto Dalla Corte, che è il più attivo. E così ogni stagione abbiamo perlomeno cinquanta o sessanta premi esclusivi e preziosi. Stavolta abbiamo la maglia rosa di Alberto Contador, solo per fare un esempio».  
Quanti soldi raccogliete ogni estate e, in definitiva, perché lo fate?
 «In media, 20 mila euro per edizione, tolte le spese. I conti sono trasparenti e documentati: i primi a saperli sono i giornali. Perché lo facciamo? Personalmente, quando la festa è finita, sto meglio con me stesso, e credo che questo valga per tutti. Se solo riuscissimo a passare un'edizione senza acqua...»  
C'è qualche novità in vista per quest'anno?
 «L'idea sarebbe d'istituire una navetta da Libano, per evitare che chi ha bevuto una birra in più del dovuto si metta in strada. In alternativa, c'è il campeggio. E poi mi piacerebbe poter ospitare qualche testimonial».

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