“L’orazione di Cristo nell’orto del Getsemani” venduta da Christie’s

PIEVE DI CADORE. Si è conclusa con successo, e con oltre 13 milioni di dollari di incasso complessivo, l’attesissima asta autunnale di capolavori Old Masters che Christie’s ogni anno propone al Rockefeller center di New York.
Tra i lotti battuti il 29 ottobre c’era anche un grande quadro di Tiziano, l’Orazione di Cristo nell’orto di Getsemani (lotto 712), il cui prezzo di stima si aggirava tra 1,5 e 2 milioni di dollari e che è stato aggiudicato per 2,65 milioni, ovvero circa 2.385.000 euro.
Non si conosce ovviamente il nome dell’acquirente, ma si può dire senz’altro che quest’asta vincente rappresenta la definitiva consacrazione di un’opera di Tiziano dalla storia travagliata e finora non molto nota, almeno al grande pubblico. Cristo appare inginocchiato sotto un angelo, col volto segnato da un profondo pathos che denota la mano virtuosa di Tiziano, mentre gli apostoli, frutto del lavoro degli assistenti di bottega, dormono profondamente in primo piano e dei soldati romani si avvicinano in lontananza.
All’episodio evangelico che immortala la passione di Cristo, Tiziano dedicò tra il 1558 e il 1562 ben tre versioni molto simili tra loro e tutte di grande formato, delle quali due già famosissime, realizzate per Filippo II di Spagna ed oggi conservate rispettivamente all’Escorial e al museo del Prado.
La terza versione, quella appunto battuta all’asta a New York, di dimensioni ancora più grandi (cm 201 x 169), apparteneva invece con tutta probabilità alla chiesa, oggi dismessa, di San Leonardo di Venezia, ma veniva ritenuta opera di Bonifacio Veronese. Finìta negli Stati Uniti, il 23 marzo 1911 l’opera fu acquistata dal famoso pittore Gari Melchers a New York e solo nel 1990 riconosciuta senza riserve capolavoro di Tiziano dagli storici dell’arte Terisio Pignatti e Francesco Valcanover (attribuzione poi confermata da altri studiosi, come Giorgio Tagliaferro e Miguel Falomir). All’asta newyorkese sono stati aggiudicati pure per 112. 500 dollari due quadri di Ippolito Caffi provenienti da una collezione privata di Roma. Si tratta di una veduta del Tevere con Castel Sant’Angelo ed una veduta del Foro con l’arco di Costantino e il tempio di Venere.
Entrambe sono ad olio su carta stesa su tela, di cm 27x 41 circa. Su una è riportata la dicitura “Caffi a Roma”, che dimostrerebbe che il pittore bellunese dipinse questi quadri durante i suoi due soggiorni nella città eterna, quindi o tra il 1832 e il 1843 o nel 1855. —
Walter Musizza
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi