Leucemia, l'Ail lancia l'allarme: «Mancano letti e medici»

La denuncia della presidente dell'Ail: «La situazione sta precipitando»
Sopra un gazebo dell’Ail di Belluno
Sopra un gazebo dell’Ail di Belluno
BELLUNO. L'Ail bellunese denuncia i disagi dei pazienti ematologici (affetti da leucemia) e si dice pronta «a dare battaglia per ottenere una sanità adeguata. Le varie realtà sono scollegate, mancano risorse e un'organizzazione pressapochista penalizza il lavoro di tanti». «La nostra popolazione merita una sanità migliore. Io lotterò con tutte le mie forze per migliorare una situazione che sta crollando». Usa parole dure la presidente Ail, Carmen Mione, che lancia un appello ai politici «che in questi anni hanno fatto davvero poco per migliorare la sanità bellunese, concentrandosi su settori di poca rilevanza». Mione si dice preoccupata per una «situazione che mette in seria difficoltà i pazienti ematologici: lunghe attese per le visite, percorso diagnostico non sempre rapido, accoglienza in strutture non idonee. «Al rientro dai centri più grandi dove sono stati sottoposti al trapianto di midollo o a chemioterapia, il punto di riferimento per i nostri ammalati è l'unità operativa di medicina generale. Qui, però, c'è una sola stanza, attrezzata correttamente per il ricovero di una sola persona. Una stanza, tra l'altro, attrezzata dall'Ail, insieme a quella per il day hospital dei prelievi». Il problema è che spesso i pazienti sono più di uno: «Come successo recentemente, questi vengono ricoverati, con grave disagio per il personale medico e infermieristico, in stanze normalmente utilizzate dalla medicina e quindi non idonee al loro stato di salute». A tutto questo si aggiunge la carenza di medici specializzati per queste patologie. «Nel reparto di medicina sono presenti solo due ematologhe che, oltre a seguire questi pazienti particolari, devono compiere il normale lavoro del reparto», dice Mione. Un problema, la mancanza di personale specializzato, che è stato denunciato dallo stesso primario del reparto Pinto, che ha chiesto di avere almeno un altro ematologo. «Prendendo per esempio le altre province, il nostro riferimento, viste le dimensioni, può essere Rovigo, dove operano a tempo pieno tre ematologi aggregati all'oncologia». La presidente dell'Ail denuncia: «Di tutti questi problemi ho più volte parlato con i responsabili della nostra Usl 1 di Belluno, facendomi portavoce dei disagi. Oltre alle risorse per la strumentazione medica necessaria, abbiamo addirittura messo a disposizione una borsa di studio per un medico specializzato e contributi per l'addestramento del personale infermieristico e per l'intervento di una psicologa, se necessaria. Ma da parte della direzione, in un decennio, ho ricevuto soltanto tante promesse, che a tutt'oggi non sono mai state mantenute. E intanto la situazione si complica, perchè i pazienti leucemici aumentano e gli spazi nel San Martino sono sempre di meno. Senza poi parlare del reparto, che è ormai vetusto e che necessiterebbe di essere riammodernato».

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