Lega nella bufera, Maroni dice ok al manifesto dei veneti

VENEZIA. Dalla filosofia alle regole. Mentre la terra continua a tremare attorno a via Bellerio, un mese dopo il primo manifesto della Lega del futuro, per la regia di Bepi Covre e Marzio Favero, l’enunciazione dei principi degli amministratori trevigiani si fa urgentemente sostanza per dare nuove norme al partito sorreggendolo nella trasformazione necessaria per evitare che finisca travolto dagli scandali. Un’iniziativa di rifondazione concreta che, prudentemente, prima di essere diffusa è passata per le mani di Maroni che, al netto di una sfumata sul lavoro, ha dato la sua benedizione.
Il documento in 18 punti porta la firma, oltre che dell’“eretico” e del “professore”, dei sindaci Marco Serena (Villorba), Massimo Tondi (Fonte), Vittorio Andretta (San Polo di Piave), di Luca Vettor (già capo di Gabinetto di Muraro) e Renato Povelato (candidato sindaco a Volpago), ma a riprova della velocità con cui la realtà si adegua al nuovo corso, ecco Gianantonio Da Re, sindaco di Vittorio Veneto, bossiano di ferro nella lunga permanenza alla guida della segreteria provinciale e Luciano Dussin, sindaco di Castelfranco.
Dentro c’è un po’ tutto, a partire da una forte autocritica rispetto alle azioni del passato recente che ha prodotto fallimenti, concentrato il comando nelle mani di pochi, indebolito la capacità di analisi, destrutturato la programmazione e ridotto il controllo interno. La nuova “Tesi per la riforma della Lega” punta sulla normalizzazione, facendo piazza pulita della secessione e degli slogan, delle dichiarazioni xenofobe e della chiusura localista - fino a ieri cavalli di battaglia del partito - per fare spazio ai congressi «necessari», rimettendo al centro del movimento il federalismo, i temi legati al lavoro e, soprattutto, i militanti. La novità più significativa proprio sulle candidature, con lo sbarramento alle rendite di posizione e l’esclusione dalle più alte cariche per chiunque non sia passato per la gavetta dell’amministrazione locale. Sfumata, proprio su richiesta dell’ex ministro, l’ipotesi di limitare la corsa a chi ha un lavoro - poiché, spiegano avrebbe escluso studenti e casalinghe - sostituita con il principio al punto 8 per cui è sufficiente un’attività tale da consentire «un’autonomia di giudizio» per cui la politica non sia un’alternativa occupazionale. Ora il documento verrà sottoposto al voto della segreteria di Treviso, seguirà Padova. Nel caso di giudizio favorevole, potrebbe essere tra le linee guida del congresso regionale di giugno.
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