Le missioni di pace fra luci e ombre
Dibattito per gli studenti: due punti di vista a confronto

I relatori, a destra il pubblico all’auditorium del Canossiano
FELTRE.
Il tema del dibattito "Dietro le quinte dei teatri di crisi" ha sollevato riflessioni interessanti sul ruolo in cui sono impegnati soldati e volontari nelle cosiddette "missioni di pace". Pensato per le scuole primarie e secondarie, l'incontro di ieri mattina all'auditorium delle Canossiane ha visto la partecipazione interessata di numerose classi. Renato Raggi, tenente colonnello dei carabinieri e reduce di passate esperienze sui fronti di guerra in Iraq e in Cisgiordania, ha voluto chiarire il significato di "missione di pace", che ha definito un intervento per mantenere la pace fungendo da educatori, operatori e addestratori di forze locali per garantire la sicurezza dall'interno. All'azione formativa dell'arma dei carabinieri si aggiunge quella sociale e di supporto del 7º Reggimento Alpini, la cui attività all'estero è stata testimoniata dal tenente colonnello Stefano Fregona, che ha sottolineato l'importanza che hanno la conoscenza e il contatto diretto con le popolazioni locali, a cui gli alpini danno sicurezza, approvvigionamenti, generi alimentari e aiuti umanitari. Durante il dibattito proprio da quei teatri di guerra sono arrivate due importanti telefonate. Da Baghdad ha risposto il colonnello Fausto Vignola, occupato in un'operazione di addestramento della polizia irachena in collaborazione con la Nato. Dalla provincia di Herat ha risposto invece il comandante del 7º Reggimento Alpini di Belluno Paolo Sfarra, che ha rassicurato sul morale dei suoi uomini dopo la tragedia che li ha colpiti il 9 ottobre scorso. «Quel giorno stavamo scortando un centinaio di afghani e siamo stati attaccati per impedirci di passare. I quattro soldati del 7º Reggimento sono morti in combattimento, non in un attentato; hanno svolto al meglio il loro dovere, con professionalità e con dignità». Dalla parte istituzionale e militare si è poi passati alle azioni di volontariato della Croce Rossa, rappresentata da Serena Turrin, infermiera volontaria che da anni lavora in ospedali e ambulatori di territori colpiti da guerre o calamità. La voce fuori dal coro è stata quella di Giulio Cristofanini, cofondatore di Emergency assieme a Gino Strada. Secondo i dati esposti da Cristofanini, i finanziamenti di 3 giorni di missioni italiane all'estero (54 milioni di euro) basterebbero per finanziare un anno di programma Emergency. Ha voluto inoltre sottolineare che la presenza militare in certi territori è considerata illegittima e ostile, chiedendosi se questa presenza sia giustificabile o meno, visto che in molti casi vìola i diritti umani. «Nella provincia di Helmand in Afghanistan le forze Nato, dopo aver bombardato una città, hanno impedito l'istituzione di un corridoio umanitario di soccorso». A denunciare la disinformazione di questi casi è stato Paolo Rolli, giornalista che ha criticato la visione distorta che i giornali danno dell'impegno italiano all'estero. Il programma della giornata ha poi visto la sfilata, dopo la messa in Duomo, di associazioni d'arma e forze armate. Alle 20.30 all'auditorium si è poi svolto il concerto della Fanfara scuola marescialli e brigadieri di Firenze.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi
Leggi anche
Video