Le lavanderie self-service My Laundry firmate da un designer della Val di Zoldo

Andrea Cero, co-titolare dell’impresa Miquadra, ha progettato un nuovo modello di strutture, mettendo assieme identità e funzionalità 

L’IMPRESA

C’è una firma zoldana sulle lavanderie self service My Laundry realizzate da Electrolux Professional in diversi paesi d’Europa e negli Stati Uniti. È quella di Andrea Cero, designer della Val di Zoldo che, insieme all’architetto triestino Riccardo Varini, è titolare di Miquadra Design, azienda con sede a Venezia, fondata nel 2008, che si occupa di progettazione di oggetti di consumo e macchinari per l’industria, spazi commerciali ed espositori, ma che lavora anche negli ambiti della ricerca e della formazione.

TANTI I RICONOSCIMENTI

GIà OTTENUTI

Diversi sono stati i riconoscimenti in questi anni (su tutti nel 2014 la menzione per il premio Compasso d’Oro Adi, il più autorevole premio mondiale di design) ma soprattutto i lavori svolti. Ultimo, in ordine di tempo, quello con Electrolux.

«In collaborazione con lo studio Rma, abbiamo progettato un nuovo modello di lavanderie self-service per il marchio Electrolux Professional, realtà di riferimento a livello mondiale» spiega Cero che lavora tra la Laguna (dove collabora anche con l’Università Iuav) e Zoldo. «Si tratta di un format flessibile, adattabile a diverse contesti, esportabile in tutti i paesi del mondo e infatti ha trovato applicazioni negli Stati Uniti, in Francia, in Belgio, in Polonia e in Romania. Abbiamo dato allo spazio classico della lavanderia self service, piuttosto spartano e asettico, una strutturazione diversa, più aperta e luminosa, che risulta esteticamente più piacevole e che permette una maggior vivibilità e socialità ai clienti nel tempo dell’attesa».

«Abbiamo sposato identità e funzionalità», continua. «La forma, come sempre accade nei lavori ai quali ci dedichiamo, è anche sostanza. La ricerca si è orientata verso un linguaggio funzionale, allo scopo di garantire efficienza, massima igiene e facilità di pulizia, scegliendo alcuni elementi essenziali per consentire molteplici opzioni di riconfigurabilità mantenendo l’identità del brand. Allo stesso tempo però l’attenzione si è focalizzata sulle persone, per migliorare il comfort degli store, che devono sostenere un’alta frequentazione e accogliere un’utenza trasversale».

«Per queste lavanderie abbiamo progettato sia la disposizione spaziale degli oggetti, immaginando come le persone si muovono all’interno e come utilizzano gli oggetti, sia la “cornice” che corre lungo le pareti e definisce l’alloggio per lavatrici e asciugatrici, diventando anche il supporto per la comunicazione visiva che si traduce con una grafica chiara, immediata e di semplice lettura» dice ancora Cero. «Abbiamo poi completato l’allestimento con arredi modulari utili come sedute o per l’appoggio e il contenimento. Abbiamo curato tutto fino all’esecutivo, lavorando pure alla realizzazione dei prototipi e collaborando alla scelta dei materiali, materiali facilmente replicabili in tutto il mondo. Le pareti di verde verticale e i ripiani in bambù sono stati scelti per confermare l’impegno green dell’azienda che ha aggiornato tutti i suoi prodotti secondo i parametri ambientali. Abbiamo insomma cercato di dare un’identità precisa allo spazio “traducendo” plasticamente i concetti cari al cliente».

COLLABORAZIONI

CON MOLTE AZIENDE

Miquadra, che al proprio attivo ha collaborazioni anche con De Rigo Vision, Global Garden Product Italy, Lafert Group, Marcolin Eyewear, ha pure lavorato per le Poste della Repubblica di San Marino.

«Abbiamo disegnato i diversi uffici postali della Repubblica del Titano» spiega il titolare di Miquadra. «Anche in questo caso abbiamo studiato un concept che potesse essere facilmente replicato e che potesse abbinare estetica e funzionalità. Si tratta di un progetto che si fonda su una articolata ricerca universitaria. In generale la logica prevalente è quella di un rapporto più diretto e aperto, dove l’utente diventa protagonista, che corrisponde a una nuova visione dei servizi confezionati “su misura” e non più in modo “standardizzato”».

«Fra gli orientamenti individuati», conclude, «ci sono: l’apertura e la trasparenza fisico-spaziale dell’ufficio verso l’esterno, l’abolizione delle barriere interne fra utente e personale, la ricerca della massima automazione e di nuovi modi di erogare servizi e fornire assistenza, sia in loco che in remoto, l’arricchimento dell’offerta funzionale con l’apertura di altri servizi. Non ultima, è risultata determinante l’adozione di elementi e segni unificanti capaci di proporsi come segnali di rinnovamento e, al tempo stesso, di rinforzare il senso di appartenenza all’istituzione». —

Ilario Tancon

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