Le emozioni di un «tedoforo» fra le Dolomiti
Storia di Danilo Stramare: in un libro dieci percorsi fra i monti

SELVA.
La Pro loco Val Fiorentina ha presentato mercoledì sera il libro "Dolomiti - Dieci percorsi, mille emozioni" di Danilo Stramare. L'autore, originario di Segusino, ha voluto presentare il suo libro nella sala del museo Cazzetta (foto al centro). «Considero Selva la mia seconda casa», ha spiegato, «vengo qui dal 1974 e ho vissuto intensamente l'evoluzione culturale del paese. Considero Selva un punto di riferimento: per me la montagna comincia da qui». Ed è proprio di montagna che tratta il suo libro, dove racconta dieci percorsi compiuti in più giorni con amici, descrivendone i particolari tecnici, emozioni, fascino, odori e rumori. Danilo Stramare, sportivo da sempre, è stato tedoforo alle Olimpiadi di Cortina del '56. «Avevo 19 anni», racconta «ero un lunghista, una promessa dell'atletica veneta. Come premio mi diedero un paio di scarpe chiodate, una tuta e la possibilità di portare la fiaccola. Allora non era una cosa "eccezionale" ma è stata un'esperienza emozionante e conservo la fiaccola con gran cura». Parlando del suo libro, Stramare racconta come è riuscito a mettere insieme i pezzi delle sue avventure. «Ho voluto pubblicare questo primo libro non perché ho nostalgia del passato ma perché a una certa età non si hanno più timidezze e ho deciso di essere me stesso: io sono quello del libro. Un giorno ho riletto i promemoria e gli appunti che avevo scritto prima di affrontare i percorsi e mi sono tornati in mente tutti i ricordi. Mi sono sorpreso di come tutto riappariva chiaro e limpido nella mia mente, perfino gli odori». «Tutta la montagna dona emozione», prosegue l'autore, «ma bisogna amarla, se non si ama non si raccoglie niente. Bisogna guardarla nel suo insieme, non solo per la fatica. La montagna va conosciuta, rispettata, non temuta. Ovvio, bisogna essere preparati». «Il rumore della montagna che preferisco è il silenzio», conclude, «quando ritorno sui tracciati percorsi a 20 anni rivivo le stesse emozione d'un tempo, anzi, forse ancora più forti. Dagli anni 40 ad oggi il modo di vivere la montagna è senz'altro cambiato: in bene perché oggi è più semplice ammirarla, in male perché rischia di essere distrutta. La montagna è da vivere, non da consumare. Sono contento che la Val Fiorentina sia rimasta così pura».
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