Laritonda evade per buttare i rifiuti
Domegge. Era ai domiciliari ma i carabinieri di Pieve lo hanno trovato per strada. Nuovo arresto, oggi la direttissima

DOMEGGE. Sacchetto dei rifiuti “galeotto” per Fabio Laritonda che è stato di nuovo arrestato dai carabinieri di Pieve di Cadore che lo hanno “pizzicato” a spasso per le vie di Domegge.
L’uomo, coinvolto nell’inchiesta sull’esplosione della pizzeria Mordi e fuggi di Pieve, era agli arresti domiciliari nell’abitazione di residenza a Domegge, ma mercoledì la pattuglia lo ha sorpreso all’aperto. Lui ha raccontato di essere andato a buttare la spazzatura, ma i carabinieri lo hanno di nuovo arrestato, questa volta per evasione. Laritonda sarà processato per direttissima già stamane per questa uscita fuori ordinanza, ma già subito dopo l’arresto il pubblico ministero Faion aveva disposto che tornasse ai domiciliari.
Il suo difensore, Mauro Gasperin, domanderà il rito abbreviato mentre la procura potrebbe chiedere il suo arresto in carcere. Il paese mormora infatti: non sarebbe la prima volta che Laritonda è visto “fuori” nonostante la misura gli imponga di stare in casa.
Il trentenne brindisino era stato arrestato lo scorso giugno assieme ad altri due complici: Pasquale Ferraro, il 21enne rimasto ferito gravemente nell’esplosione, e il tassista Giuseppe Lauro di 57 anni. L’accusa è di essere i materiali esecutori dell’attentato incendiario del 24 aprile scorso. Un’inchiesta che vedrà ulteriori sviluppi dal momento che altri due indagati sarebbero nel mirino della procura e dei carabinieri che accertano l’inquietante episodio.
Nel frattempo non mancano le sorprese. Mercoledì pomeriggio la pattuglia di carabinieri effettuava i controlli dei soggetti che sono sottoposti a misure: così la pattuglia dei carabinieri della stazione di Pieve, passando nei pressi della casa di Fabio Laritonda, lo ha sorpreso.
Laritonda ha cercato anche di scusarsi per essere uscito in orario non previsto: «Sono andato a gettare la spazzatura» avrebbe riferito. I carabinieri hanno proceduto all’arresto, a prescindere dall’attendibilità delle sue dichiarazioni: le restrizioni della misura non permettono a Laritonda di allontanarsi da casa, ancor più senza fornire un preavviso ed una giustificazione valida agli organi di vigilanza.
Laritonda era già stato controllato quel giorno da un’altra pattuglia di un altro comando dei carabinieri della zona: ed era stato trovato a casa. Una circostanza che secondo gli inquirenti avrebbe indotto l’uomo a sentirsi “sicuro” per quel pomeriggio e dunque autorizzato ad andare a sgranchirsi le gambe in paese, tanto non sarebbe stato beccato. Ma in paese probabilmente non è la prima volta che lo vedono in giro e i carabinieri hanno stretto i magli mercoledì pomeriggio. È normale comunque che le pattuglie verifichino “a sorpresa” e più volte il rispetto delle misure da parte dei soggetti che vi sono sottoposti per non dare «riferimenti temporali regolari che potrebbero permettere l’aggiramento delle stesse» spiega il maggiore Cristiano Rocchi, comandante della Compagnia Cc di Cortina. Un arresto avvenuto mentre proprio a Cortina c’era il vertice col generale La Gala, comandante della Legione Carabinieri Veneto, che si è complimentato in diretta con i militari. Nonostante l’ospite di “grado”, i servizi esterni predisposti non avevano subito alcuna flessione e sotto casa di Laritonda le pattuglie sono passate almeno due volte.
Il magistrato Faion ha disposto per la direttissima, già stamane in tribunale a Belluno, dopo aver rispedito comunque Laritonda ai domiciliari. È la prima violazione per il brindisino ma il suo comportamento potrebbe comunque indurre la procura a chiedere un aggravamento della misura cautelare e ad un ritorno a Baldenich.
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