La voce di Paola Turci incanta i mille spettatori di Dolomiti arena

La grande musica in mezzo alla natura: la prima tappa con l’artista romana all’agriturismo “Nel giardin di fien” di Trichiana. Commozione con la canzone Bambini: «Mi ricordano le vittime delle guerre»

Francesco Distilo
Il concerto di Paola Turci a Trichiana
Il concerto di Paola Turci a Trichiana

La Valbelluna come un palcoscenico naturale, dove la voce di Paola Turci ha incontrato l’incanto delle nostre montagne. Più di mille persone sull’erba di Fien di Trichiana, per assistere a un concerto che ha superato il semplice intrattenimento, diventando un momento di armonia con la natura.

Paola Turci apre Dolomiti Arena a Trichiana

Nessun palco imponente, nessun effetto speciale, solo una chitarra, una voce sincera e un paesaggio che non chiedeva altro che essere ascoltato. Così Paola Turci ha saputo creare un’atmosfera intima. «Non siete venuti solo per me, vero?», ha esordito scherzando, stabilendo subito un legame diretto col pubblico.

L’evento rientrava nella quinta edizione della rassegna Dolomiti Arena, che ogni anno propone concerti in luoghi suggestivi del Bellunese, promuovendo il turismo lento, con arrivi a piedi o in bicicletta, assaporando il paesaggio passo dopo passo.

Paola Turci a Trichiana
Paola Turci a Trichiana

A portare il saluto istituzionale sono stati Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno, Chiara Scarton, assessore alla cultura e turismo di Borgo Valbelluna, e Valentina Coleselli, direttrice della Fondazione Dolomiti Bellunesi.

Tra una canzone e l’altra, Turci ha divertito i presenti con momenti leggeri. «Io sono arrivata in macchina, lo ammetto. Non ho fatto chilometri a piedi con la chitarra», ha confessato ridendo. Ma il concerto ha lasciato spazio anche a momenti di profonda riflessione.

“Volo così” ha raccontato la libertà di essere sé stessi, “L’uomo di ieri” ha parlato di distanza e cambiamento. L’omaggio a Battisti in “Con il nastro rosa” ha rivelato rispetto e personalità sottolineando che la voce è delicata, ma non fragile. Durante l’esecuzione di “Bambini”, la cantante romana si è interrotta, visibilmente commossa, pensando ai bambini vittime delle guerre. «Non riesco a cantare questa canzone senza pensare a quello che sta succedendo oggi. È una canzone di decenni fa, ma ancora oggi vediamo tanti bambini innocenti, vittime delle guerre». Un lungo applauso ha accompagnato il suo silenzio.

“Questione di sguardi” ha messo in luce la forza degli incontri. Lei la canta con energia, mescolando grinta e malinconia. Con l’omaggio a Mina, con “Mi sei scoppiato dentro al cuore”, la cantante ha rivelato una nuova autenticità nella sua voce ruvida, mentre “Mani giunte” è diventata una preghiera laica, con parole che arrivano chiare, senza bisogno di alzare la voce. Brani come “Attraversami il cuore”, “Un sorriso dentro al pianto” e “Fatti bella per te” hanno scandito un percorso emotivo che ha abbracciato speranza, libertà e amore incondizionato. Prima di cantare “E non finisce mica il cielo”, dedicata a Mia Martini, Paola ha ricordato: «La violenza psicologica, lo sappiamo ormai, non è meno della violenza fisica. I lividi non si vedono, ma restano dentro, nella mente e nel cuore. Quello che è successo a Mia Martini è stato osceno. Quella che mi ha sempre toccato di più».

Alla fine, l’ultima canzone, “Ti amo lo stesso”, eseguita senza chitarra ma accompagnata dal coro del pubblico - a cui l’artista ha passato il microfono, alternandosi tra un fan e una fan - si è dissolta nel silenzio di tutti, come se volessero trattenere quel legame tra musica, natura e sentimento. Dolomiti Arena proseguirà il 19 luglio sul Monte Avena con Malika Ayane.

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