La proposta Ana: «Nell’esercito torni un reparto con i muli»

Sotto il segno di Iroso, l’ultimo mulo degli alpini, 40 anni, paragonabili ai 120 dell’uomo, Luca Zaia, presidente del Veneto, chiede al Governo la ricostituzione di un reparto “Salmerie” all’interno dell’esercito italiano. Magari con sede a Belluno; ieri c’era la Brigata Cadore, oggi la Julia.
Lo fa in occasione del compleanno del “generale a 4 zampe” – il quadrupede porta infatti la matricola 212 – nella stalla di Anzano di colui, Toni De Luca, che l’ha salvato dalla macellazione nel 1993: apparteneva al 7° Alpini.
«La “Cadore” chiuse il reparto e gli ultimi 13 li mandò tutti all’asta. Da allora l’Esercito italiano continua ad avere la Cavalleria, ma non i muli – ricorda Zaia – che, nascendo da un asino e da una cavalla, rappresentano la sublimazione delle virtù di questi animali».
Un nuovo reparto come icona della storia degli alpini, considerata la commozione, fino alle lacrime, della festa di ieri? «Anche, ma non solo. I muli sono rimasti sempre necessari. E oggi lo sarebbero di più. Si pensi alla pulizia dei boschi schiantati – afferma Zaia –. Ci sono versanti inaccessibili meccanicamente, dove solo i muli potrebbero arrivare. Non possiamo costruire piste forestali dappertutto, per far arrivare i trattori. E gli elicotteri sono costosi». Il mulo, dunque, ai fini della protezione civile. Il sindaco di Cappella Maggiore, Vincenzo Traetta, evidenzia le capacità di questo animale nella sua terra, le Murge, dov’è ancora utilizzato per tutta una serie di lavori.
«Iroso e i suoi “fratelloni”, che costituiscono il reparto Salmerie dell’Ana di Vittorio Veneto, sono già “tesserati» con la nostra associazione» avverte il presidente sezionale Ana, Francesco Introvigne. «Adesso ci aspettiamo che siano reintrodotti fra le Truppe Alpine».
Di caserme ce ne sono. Il generale Franco Chiesa, all’epoca comandante della Cadore, e anche lui ieri ad Anzano, ricorda che allora era contrario alla soppressione del reparto e oggi non vedrebbe male il ritorno dei muli proprio nel Bellunese.
«L’Ana, come ha chiesto la reintroduzione della leva, così fa per i muli, conclude il generale Renato Genovese, del Consiglio nazionale dell’associazione, il regista delle adunate. «È sostenibilissimo il costo di un reparto di 30 muli; la spesa è all’anno quanto quella della gestione di un carroarmato. Non di più. Il mulo è ancora in uso all’Esercito tedesco, ai fini degli interventi in caso di emergenza. Ma anche come opportunità di formazione a tutta una serie di lavori».
Iroso e i muli sono il Dna dei nostri territori e della nostra gente – ha detto ieri Zaia, mettendosi sull’attenti accanto a questo generale e passando in rassegna gli altri delle Salmerie vittoriesi; li considero dei veneti fra i veneti. Per questo vanno restituiti al futuro delle nostre terre. —
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