La farmacia di turno era «chiusa»
Un noto professionista finisce davanti al giudice

Un farmacista bellunese alla sbarra con l’accusa d’inter- ruzione di pubblico servizio
BELLUNO.
Si sarebbe rifiutato di dare la tachipirina al padre di un bimbo che aveva la febbre alta. Secondo il padre del piccolo perché il farmacista era in pausa pranzo, nonostante fosse di turno e dovesse essere a disposizione dei clienti 24 ore su 24. Secondo, invece, il professionista, che sostiene di non aver mai abbandonato la farmacia durante il turno, perché, con un sintomo del genere, era prima necessaria una visita al pronto soccorso. Indipendentemente da chi abbia ragione, il dottor Paolo Chiereghin, all'epoca dei fatti titolare della farmacia di via Rialto (ora esercita la professione a Conegliano), sarà processato per interruzione di pubblico servizio. La prima udienza è stata fissata per il 20 dicembre prossimo. Un reato che, codice penale alla mano, è commesso da "chi, esercitando imprese di pubblica necessità, interrompe il servizio in modo da turbare la sua regolarità". Il farmacista, dunque, in caso di condanna, rischia, ipoteticamente, una pena da sei mesi ad un anno di reclusione. La vicenda risale al 16 settembre del 2007. A raccontarla è la moglie di Carlos N., un sudamericano che vive con la famiglia in città (assistito dall'avvocato Mauro Gasperin - studio Sonia Sommacal). «Quel giorno - spiega la donna - era una domenica pomeriggio, nostro figlio, di appena un anno e mezzo, aveva la febbre molto alta. Non ricordo di preciso ma mi sembra fosse quasi a 40. Purtroppo, in quel momento, non avevamo la tachipirina che il pediatra ci aveva prescritto in passato per casi del genere. Mandai allora mio marito a prenderla alla farmacia di turno. Ma quando si è presentato davanti alla farmacia, verso le 15.30, ha trovato un cartello con scritto che il farmacista era in pausa pranzo ed un numero di telefono da contattare. Allora ha chiamato al telefono il farmacista che gli ha risposto di tornare alle 16 perché era a pranzo. A quel punto mio marito gli ha detto che avrebbe chiamato i carabinieri e si è sentito rispondere dal farmacista "faccia pure come vuole". Mio marito poi è dovuto andare a Ponte nelle Alpi per prendere la tachipirina». Diversa la versione del dottor Chiereghin (avvocato Ferdinando Coppa) che sostiene di essere stato sempre all'interno della farmacia, nel corso del turno, e di essersi rifiutato di dare la tachipirina perché, data la febbre alta, era meglio prima sottoporre il bimbo ad una visita al pronto soccorso. (m.fil.)
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