Ironia e divertimento, sui social impazza Muhammad Swag

Su Instagram ha sfondato quota 23 mila follower, tra loro c’è anche Brumotti «Vorrei restare anonimo finché possibile, conta il personaggio non la persona»

Muhammad Swag, la parodia in musica del profugo scroccone

FELTRE (Belluno). C’è un fenomeno tutto social esploso nel cuore di Feltre: si chiama “Muhammad Swag”, ha la faccia scura ma le mani bianche (ecco perché si fa chiamare “marochino albino”), indossa sempre un paio di occhiali, perlopiù Rayban a goccia verdi a specchio, e porta spesso un paio di scarpe da ginnastica rosse che sbucano dalla lunga tunica nera, corredata da un copricapo svolazzante bianco e da una barba nera finta. Con il suo nome d’arte, i suoi slogan e le sue parodie sta spopolando sui social, soprattutto su Instagram dove non più tardi di ieri ha sfondato quota 23 mila follower (persone che lo seguono).

Tra di loro ci sono anche personaggi famosi, come Vittorio Brumotti, campione di bike trial e conduttore televisivo che lo ha scoperto e lanciato fin da subito nel mondo degli influencer (persone influenti).

Muhammad (continueremo a chiamarlo così per non rovinargli il personaggio) ha 24 anni, vive a Feltre e fa l’operaio, anche se ha studiato come meccanico. «Mi sono sempre divertito a fare le imitazioni e questo personaggio, ispirato a un collega, ce l’avevo già in mente da tempo. Mi mancava solo il vestito. Quando sono partito, il 3 marzo 2018, mi seguivano solo gli amici stretti».

La svolta è arrivata non con la prima, ma con la seconda parodia “Io sono Marocco”, liberamente ispirata a “Cara Italia” di Ghali. «Mi sono svegliato e ho trovato il “mi piace” di Brumotti», continua emozionato, «ci siamo scritti e seguiti per un po’, fino a incontrarci. Mi ha spinto, pubblicato e mi ha anche dato consigli su come gestire la cosa».

Tra questi, non parlare di politica o religione né svelare la propria identità, finché sarà possibile. «Lo faccio perché voglio che l’interesse sia sul personaggio, non sulla persona. Anche perché io lo faccio come passatempo».

Nemmeno i genitori all’inizio lo sapevano: «Sono tornato a casa dopo aver fatto un video, quindi ero travestito. Mio padre mi ha cacciato subito dalla porta di casa, ma mia madre mi ha scoperto quasi subito. Erano un po’ perplessi per l'iniziativa, avevano paura che potesse capitarmi qualcosa, vista la delicatezza del soggetto. Ma per fortuna tutti hanno capito la mia ironia, Muhammad è decollato e non abbiamo più paura di ripercussioni».

Quel che piace di M. Swag (che in gergo giovanile sta per “figo”) è che è un tipo irriverente, ironico, pungente ma anche trasversale, che non prende di mira nessuno ma che con le sue sembianze e i suoi argomenti vuole comunque far riflettere.

Le star dei suoi sketch sono altri due soggetti feltrini, Feng del bar Dolce Vita e Luciano “Ash”, che per conto loro stanno riscuotendo un successo inimmaginabile. «Mi è piaciuto molto coinvolgerli e sono contento di vedere il seguito che stanno avendo, soprattutto con le ragazze», scherza. «Mi aiutano a basarmi su altre culture, su altre tradizioni, per non focalizzarmi solo sul marocchino. Non voglio fare politica, Muhammad è nato per far ridere».

C’è gente che arriva da Fiera di Primiero, ma anche Bassano o Padova per incontrarli. «La prima volta mi è successo a Savona: ero in vacanza, stavo mettendo delle storie su Instagram e mi sono venuti a cercare dei ragazzi sotto l’albergo». Questo fenomeno è del tutto nuovo per lui, che sta imparando a gestirlo giorno dopo giorno. Nel video “I soldi no ci la” si vedono anche alcuni migranti ospiti del Feltrino: su Youtube ha superato le 300 mila visualizzazioni in meno di 3 mesi. I suoi slogan, che sono anche gli hashtag “#cibono” e “#limiliori”, iniziano a girare moltissimo tra i ragazzini anche feltrini, nonostante a seguirlo online sia soprattutto gente da Milano.

Ora più che mai, il futuro da smartphone è incerto e imprevedibile. «Voglio che resti un personaggio divertente e autoironico, non serio né politicizzato». L’unica posizione che vuole prendere nasce da una constatazione di vita: «La razza non esiste. Anche io sono stato vittima di razzismo quando ero a scuola. I confini sono stati messi dall’uomo, ma io mi definisco un abitante del pianeta Terra».ù

La sua ascesa è anche la dimostrazione tutta contemporanea che si può costruire un successo con poco o niente: «Ho sempre fatto tutto da solo e in casa, investendo pochissimo in strumentazione, proprio perché per me è un passatempo. Ora mi propongono di fare serate, o i gadget. Fin da piccolo sognavo di fare il calciatore, o quantomeno di non lavorare per sempre. Ora che questa cosa sta crescendo sono un po’ spaventato, non so dove mi porterà e quanto sarà impegnativa. Ma mi diverto e faccio divertire gli altri: finché è così, continuerò a farlo». Tutto è ancora da costruire. Questa prima intervista è un buon inizio. —


 

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