In trentadue anni di guerriglia, ci furono 361 attentati
CIMA VALLONA. Trentadue anni di guerriglia, dal 20 settembre del 1956 al 30 ottobre del 1988: 361 attentati con esplosivi, raffiche di mitra e mine antiuomo. Ventuno morti, di cui 15 rappresentanti...

CIMA VALLONA. Trentadue anni di guerriglia, dal 20 settembre del 1956 al 30 ottobre del 1988: 361 attentati con esplosivi, raffiche di mitra e mine antiuomo. Ventuno morti, di cui 15 rappresentanti delle forze dell’ordine, due cittadini comuni e quattro terroristi, dilaniati dagli ordigni che loro stessi stavano predisponendo. E poi 57 feriti: 24 fra le forze dell’ordine, 33 fra i privati cittadini. Sono le cifre ufficiali del terrorismo in Alto Adige. Diciassette le sentenze passate in giudicato: la magistratura italiana ha condannato 157 persone, di cui 103 sudtirolesi, 40 austriaci e 14 germanici della Repubblica federale.
Il primo attentato avviene il 20 settembre del 1956, salta in aria il primo traliccio. Nelle settimane successive, altre esplosioni a Bressanone e nella Val d’Ultimo. Il 4 gennaio del 1957, nel mirino finisce per la prima volta la linea ferroviaria. La polizia non impiegherà molto a scoprire i responsabili: un gruppo di sudtirolesi intenzionati a richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale sull’Alto Adige e capeggiati da Hans Stieler, tipografo del «Dolomiten». Il “gruppo Stieler” sarà processato e condannato a fine 1957.
Nella primavera del 1956 nasce il Befreiungsauschuss Südtirol, ovvero il Fronte di liberazione del Südtirol, Bas in sigla. Nell’autunno salta per aria la tomba del senatore Ettore Tolomei. Altri attentati seguiranno. Il Bas si organizza e conquista nuovi proseliti. Il 1960 è un anno di intensa preparazione, mentre continua lo stillicidio degli attentati. Il 29 gennaio del 1960 viene colpita la statua equestre di Mussolini a Ponte Gardena. Il primo attentato del 1961 colpisce a Gleno di Montagna la villa di Ettore Tolomei. Poi tocca alle case popolari a Bolzano, un bar gestito da italiani a Termeno, la caserma della Finanza a Silandro, una condotta a Marlengo.
Fra l’11 e il 12 giugno 1961 l’Alto Adige conosce la sua notte più buia. Trentasette attentati, di cui una ventina a Bolzano e nei dintorni. Saltano in aria decine di tralicci, il capoluogo precipita nell’oscurità. Ma si registra anche la prima vittima: Giovanni Postal, stradino di Salorno che stava cercando di disinnescare un ordigno. Centinaia di poliziotti e carabinieri danno la caccia giorno e notte ai terroristi. Quasi 150 presunti attentatori finiranno in carcere nel giro di poche settimane. Ma gli attentati e i morti proseguiranno a lungo.
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi
Leggi anche
Video