In hotel arrivano altri otto ospiti protestano gli immigrati di Puos

Tensione quando i 28 migranti alloggiati nella struttura hanno visto aggiungere letti nelle loro camere Il titolare e il personale della cooperativa chiamano la polizia. Una breve trattativa e torna la calma

PUOS D’ALPAGO. Il gestore (Ceis) decide di “svuotare” la struttura di Pralongo di Forno di Zoldo, destinata in via preferenziale all’accoglienza di nuclei familiari, e trasferire otto migranti all’albergo Alpago a Puos, ma quando i 28 richiedenti asilo già ospitati nella struttura alberghiera notano il personale della cooperativa sociale Integra (che opera per conto del Centro italiano di solidarietà bellunese) aggiungere posti letto nelle camere già occupate la tensione è salita, anche se solo a livello verbale.

È quanto successo ieri pomeriggio, poco dopo le 14.30, in località Bastia, quando una volante e gli uomini dell’ufficio immigrazione della questura di Belluno sono intervenuti all’albergo Alpago su richiesta della proprietà e del personale della cooperativa Integra, che gestisce in loco l’accoglienza per conto del Ceis. A inscenare la protesta sono stati i giovani rifugiati ospitati nella struttura che, come ha riferito chi si è fatto loro portavoce, erano preoccupati per l’arrivo di altri ospiti in partenza dalla vicina struttura di La Secca, dove erano giunti a seguito dell’allontamento da Pralongo.

Gli immigrati ospitati all’Alpago, che ha una capacità di accoglienza di 40 posti letto, sono attualmente 28: tutti tra i 18 e i 32 anni. Temevano un sovraffollamento delle stanze, che ospitano da 2 a 4 persone e sono dotate di un bagno. A cercare di placare gli animi è intervenuto il responsabile del progetto di accoglienza del Ceis, che si è confrontato con i migranti spiegando loro che l’albergo può ospitare fino a 40 persone e che i trasferimenti vengono eseguiti sotto il controllo della prefettura, ma dopo un’accesa discussione (con i migranti a denunciare anche la difficoltà di integrare alimentazioni diverse a seconda delle varie etnie e quella di comunicare tra loro, visto che in pochi conoscono italiano o inglese), non ha potuto far altro che contattare il 113. Con l’arrivo della polizia gli animi si sono calmati, gli otto immigrati saranno regolarmente ospitati nell’albergo, ma le discussioni sono proseguite. Le difficoltà manifestate dai richiedenti asilo «sono tante, da quelle di ordine burocratico a quelle organizzative», ha spiegato chi si occupa dell’accoglienza nella struttura. «E annotando le loro richieste si capisce quanto siano anche culturalmente diversi fra loro. Vengono da Eritrea, Sierra Leone, Togo, Nigeria, Guinea e sono tutti ragazzi».

«Troppi spaghetti», riferiscono alcuni migranti in un italiano approssimativo, anche se è percepibile come anche tra di loro non ci sia sempre accordo su cosa mangiare e su cosa fare, si percepisce qualche attrito tra i gruppi. A livello psicologico, spiega chi li segue, quello che pesa è l’incertezza sul futuro: «Tutti apprezzano e ringraziano per l’accoglienza, ma spesso la tensione è causata dal fatto che non sanno come si concluderà la richiesta di asilo. E qui possono solo aspettare».

Ezio Franceschini

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