In duemila a Calalzo per i funerali di Daniele Costan Zovi
CALALZO DI CADORE. «Il Signore ci dia la forza per superare le tragedie della vita. Queste parole fanno parte della lettera di San Paolo, che sembra fatta apposta per aiutarci a superare il tragico momento che stiamo vivendo oggi, dando l’ultimo saluto a Daniele Costan Zovi. Il Vangelo di oggi è lo stesso che avevo letto domenica in questa chiesa, proprio nel momento in cui la valanga si stava abbattendo sul gruppo di sciatori in val Fonda: quasi un segno del destino rivolto alla famiglia di Daniele e a tutti noi. Dobbiamo essere forti per superare questo momento. Perché il resto della nostra vita sarà solo un breve momento che ci separa dal riunirci al nostro figlio, al nostro amico. Per questo motivo, chiedo a tutti voi di stare vicini alla famiglia, in questo momento di grandissimo dolore».
Le parole di don Angelo Balcon sono scese forti e convinte sulle oltre 2 mila persone che ieri pomeriggio si sono radunate a Calalzo per dare l’ultimo saluto a Daniele Costan Zovi, il finanziere e tecnico del Soccorso alpino ucciso da una valanga, insieme agli amici Mirco De Col e Tiziano Favero, con i quali stava effettuando un’escursione sulle nevi del Cristallo.
Tanta gente, dicevamo. In molti hanno dovuto seguire la cerimonia dal sagrato della parrocchiale di San Biagio che, pur capiente, non è riuscita a contenere nemmeno la metà delle persone presenti. Tra loro, insieme al delegato provinciale del Cnsas, Fabio Rufus Bristot, tanti volontari del Soccorso alpino provenienti da tutta la provincia, ma anche da Trentino e Carnia. Gli uomini in rosso si sono posizionati sulla sinistra del sagrato: una fila interrotta solo dall’impeccabile picchetto armato della Guardia di Finanza. Sull’altro lato una cinquantina di colleghi e compagni di corso di Daniele, arrivati con un pullman dalla sede della scuola di Predazzo. Molti altri finanzieri (compresi alcuni ufficiali e sottufficiali) si erano mischiati alla folla, che aveva riempito ogni spazio libero.
Entrare in chiesa era impossibile già dal momento dell' arrivo della bara attorno alle 14. Sull’altare, nei posti riservati al coro, tra i labari e i gagliardetti, le autorità, sulla destra i colleghi di Daniele della stazione del Soccorso alpino di Domegge. Tra loro anche Maurizio Bergamo, l'unico superstite, accompagnato dalla moglie Anna.
La cerimonia è stata solenne, presiduta dall’arcidiacono del Cadore monsignor Diego Soravia e concelebrata da sei sacerdoti, tra i quali il cappellano militare della Guardia di Finanza. Una funzione impreziosita, come da tradizione quando si saluta un innamorato della montagna, dai canti d’introduzione e di accompagnamento del coro Peralba. Immancabile il “Signore delle Cime”, una preghiera, una sorta di inno per chi ama le alte vette. Poi il saluto finale al suono straziante del “Silenzio”, la benedizione e l’uscita della bara dalla chiesa, accolta dalla folla con silenzio e rispetto.
Un lungo serpentone di amici e semplici conoscenti hanno accompagnato Daniele nel suo ultimo viaggio verso il camposanto di Calalzo, dove è stato sepolto.
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