«Il rapporto con Luxottica siete sicuri sia sviluppo?»

AGORDO. «Avete parlato tre volte del manifatturiero e mai a proposito di sviluppo».
La natura del rapporto che lega l'Agordino a Luxottica è stata uno degli argomenti emersi durante il lungo incontro di mercoledì pomeriggio che ha visto la commissione ministeriale, la Regione e gli amministratori locali fare il punto sulla situazione della vallata per capire se questa sia pronta a giocare una sfida di progettualità strategica capace di attenuarne le debolezze e valorizzarne le forze.
Nel suo intervento conclusivo, volto a sintetizzare criticamente i molteplici spunti emersi, l'ex ministro Fabrizio Barca ha vestito i panni dello psicanalista facendo emergere dall'inconscio del territorio una questione assai delicata, quasi un tabù che da sempre caratterizza la società agordina.
Sia Barca che i suoi colleghi della commissione hanno messo in luce come l'Agordino presenti livelli di occupazione e Pil pro capite più alti della media regionale e come tuttavia la gente se ne vada in cerca di servizi o per rispondere a bisogni non meglio precisati.
Le possibili risposte hanno volteggiato in sala: mancata analisi dei bisogni da parte degli amministratori?
Mancata manifestazione degli stessi da parte della gente? Appiattimento generale dettato comunque dal fatto che quelli primari vengono in buona parte appagati?
Molto di questa analisi ruota attorno a quello che è stato definito il “convitato di pietra”, cioè il polo manifatturiero, Luxottica.
«Questo convitato di pietra» ha detto Barca «ha fatto capolino tre volte in questo pomeriggio, ma non ne avete mai parlato in termini di sviluppo. La prima volta quando avete riflettuto sul tema della mobilità e qui abbiamo capito che non siamo in Piemonte e che Luxottica non è Ferrero. Quest'ultima porta i suoi lavoratori dentro la fabbrica, mentre Luxottica non lo fa». «La seconda» ha proseguito l'ex ministro «quando avete spiegato che chi si dedica all'agricoltura lo fa part-time perché la prima occupazione è il manifatturiero. La terza quando avete detto che il lavoro che offre Luxottica è solo la catena di montaggio, ma avete anche detto che non fate formazione e che forse è proprio l'interruzione di questo processo formativo che non ha dato chance alle persone di candidarsi in posizioni più elevate della catena di montaggio».
Qual è dunque – questa la domanda che Barca ha in qualche maniera fatto sorgere - il rapporto di Luxottica, che ha sicuramente frenato l'emigrazione e che ha garantito un indubbio benessere economico, con lo sviluppo del territorio agordino?
Se, su questo tema, ha spronato gli amministratori a dialogare con l'azienda, Barca ha anche offerto alcune proposte per gli altri settori. «Sicuri» ha detto «che quella del part-time in agricoltura sia la strada da seguire che vi possa far fare il salto? O sarebbe meglio puntare sulla cooperazione come è stato in passato? La vostra offerta culturale poi è ricchissima, ma in gran parte inesplorata. Perché non mettete il vostro “piódech”, la vostra condivisione comunitaria già presente nel contesto socio-sanitario, anche nella creatività?».
Non poteva infine mancare una riflessione sul turismo. «Dovete trovare una riconciliazione» ha consigliato Barca «tra l'idea di un turismo legato alla genuinità delle Dolomiti e quella di un turismo di massa. Da Verona ad Arabba ci si impiegano tre ore e diciotto minuti per la strada di chi pensa che le Dolomiti sono solo in Trentino, da Treviso ad Arabba due ore e quarantun minuti passando per queste terre. E non è moltissimo perché per arrivare ad Ortisei da Verona ci si impiega due ore e dieci. A Ortisei ci arrivano una montagna di pullman perché sono organizzati. Non è un tempo molto maggiore di quello che ci si impiega da Treviso per arrivare ad Arabba. E allora forse c'è un problema di lettura del territorio».
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