Il premier Renzi chiama Andrea Guerra come consulente

AGORDO. A chi gli ha aveva chiesto che cosa ci facesse in Australia qualche settimana fa con al collo il pass della presidenza del Consiglio, aveva risposto che lui, a Brisbane, c’era andato in vacanza. Ma la presenza di Andrea Guerra, al seguito di Matteo Renzi al G20, in mezzo a staff e portavoce, qualche dubbio l’aveva lasciato. Da Palazzo Chigi avevano spiegato: «Guerra è un grandissimo esperto di Australia».
Ma questo non bastò a motivare la sua presenza; e la conferma è arrivata ieri. Guerra sarà il «consigliere personale» di Renzi. L’ex ceo di Luxottica, alla fine un piede a Roma l’ha messo, accettando la proposta di un ruolo del tutto inedito per il governo italiano: quello di ponte tra l’esecutivo e gli imprenditori, nazionali e stranieri. Grazie al suo curriculum, suggerirà soluzioni e cambiamenti utili al mondo del business: rapporti con le banche, sburocratizzazione, agenda digitale e utilizzo risorse. Ma per farlo, servirà prima un decreto della presidenza del Consiglio. Il suo incarico sarà gratuito, svelano fonti e prevede la presenza a Roma almeno una volta a settimana. Non è tuttavia escluso, si dice, che la sua possa essere una figura in evoluzione.
Ma Guerra, che tra buonuscita e azioni-premio ha incassato 46 milioni da Luxottica a settembre, sembra deciso a non abbandonare la sua carriera. In questi tre mesi dall’addio di Agordo, molto si è letto su lusinghiere offerte arrivate da gruppi come Adidas e Lvmh. Ma un incarico romano era nell’aria fin dalle sue dimissioni in virtù del feeling personale con Renzi. La partecipazione alla Leopolda e lo scambio di idee con il primo ministro, risale al 2012 quando Guerra vi aveva partecipato (silenziosamente) per poi tornarci come speaker.
Non è lontano infine (era febbraio) il «no» alla chiamata a ministro allo Sviluppo. Incarico che poi fu assegnato a Federica Guidi. Il suo nome poi era balzato alle cronache quale possibile ceo di Eni o Enel. Ma nulla di fatto. «La scorsa volta che sono venuto alla Leopolda avevo un lavoro, oggi non ce l’ho e spero di trovarlo» ha dichiarato il 25 ottobre a Firenze. A molti, quella frase, era suonata come una vera e propria candidatura per un ministero al punto che era ritornato prepotentemente ad aleggiare lo spettro del rimpasto, passaggio che poteva consumarsi nel giro di poche settimane in virtù della sedia vacante lasciata da Federica Mogherini. Dopo tanti gossip e toto-cariche, ora i tempi sono davvero maturi.
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