Il Papa nomina 19 cardinali, quattro i veneti

VENEZIA.
Quattro nuovi “principi della Chiesa” di origine veneta. Papa Francesco ha creato cardinali due vicentini: monsignor Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano da pochi mesi e monsignor Riccardo Ezzati Andrello, arcivescovo di Santiago del Cile, nonché monsignor Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il Clero, di Pieve di Soligo, in provincia di Treviso, e l’arcivescovo emerito monsignor Loris Capovilla, già segretario di Papa Giovanni XXIII.
Non sono nomine a sorpresa, salvo quella di Capovilla; per il ruolo istituzionale che occupano all’interno della Chiesa, la promozione alla porpora era data per scontata per i primi tre.
Altre invece sono le sorprese di Papa Francesco, ovvero le mancate concessioni della berretta cardinalizia al Patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, e al vicentino d’adozione, monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, che rischia addirittura di andare in pensione senza il titolo.
Ieri, dopo l’annuncio di Bergoglio, dal balcone di San Pietro, la Chiesa patriarcale di Venezia è stata attraversata da sorpresa e, perfino, da stupore. La creazione a cardinale di Moraglia era data per scontata, dopo due anni di permanenza dell’apprezzato uomo di chiesa in laguna. La dietrologia, in queste ore, spreca tante, forse troppe, supposizioni. La prima è che nella svolta di Papa Francesco e dei suoi collaboratori non rientri il modello di Chiesa italiana plasmato dal cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della CEI, e dal segretario dei vescovi italiani, monsignor Mariano Crociata. Bagnasco, infatti, verrebbe sostituito, secondo i rumors più recenti, dal neo cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, che rappresenta la prima vera sorpresa del concistoro del 22 febbraio.
Monsignor Moraglia, si sa, è stato desiderato a Venezia da Bagnasco. Il patriarca, per altro, in questi anni si è fatto apprezzare per la sua autonomia, intraprendendo un percorso tutto originale di rilancio spirituale e pastorale della diocesi veneziana. Anche la presidenza della Conferenza Episcopale triveneta, da parte dello stesso Moraglia, ha registrato un itinerario diverso dal passato, per aspetti più incisivo (si veda, ad esempio, la vicenda di Telechiara), per altri meno invadente presso i vescovi e le istituzioni. Moraglia, insomma, si è sintonizzato anzitempo con tutta una serie di prospettive aperte poi da Papa Francesco. Ma questo evidentemente non è bastato.
Certo è che i cardinali veneti di nomina bergogliana sono tutti sincronizzati con i tempi, e soprattutto con i contenuti, che il nuovo Vescovo di Roma sta praticando. Sono i tempi e i contenuti, per aspetti, della Chiesa sudamericana, praticata da Parolin, Stella e Andrello, e condivisi da Capovilla, nello spirito conciliare di Papa Giovanni. E la nomina del vecchio segretario del patriarca, poi diventato il “Papa Buono”, sembra quasi un messaggio e il tentativo di saldare un legame ideale con le dottrine conciliari.
Parolin è stato nunzio apostolico in Venezuela, Stella ha ricoperto analogo incarico a Cuba e in Colombia. Andrello ha maturato, invece, l’esperienza cilena. Stella e Parolin, in particolare, hanno avuto modo di maturare, ormai da anni, una consuetudine di rapporti, di conoscenza reciproca, di stima e di apprezzamento con l’italo-argentino Bergoglio, il quale ha ripagato con un’importante fiducia. Chiamando Parolin ad un compito di massima responsabilità della gestione della Chiesa, subito dopo quella del Papa, e affidando al trevigiano Stella un incarico altrettanto delicato, quello dell’amministrazione del clero mondiale, attraversato da crisi profonde, tali da indurre papa Francesco a continui richiami.
Il Veneto, dopo aver dato alla Chiesa papi all’altezza di Giuseppe Sarto e Albino Luciani, per certi aspetti anche di Giovanni XXIII, che è approdato a Roma dal patriarcato di Venezia, offre gli “uomini giusti al posto giusto” per la svolta di Bergoglio. Uomini che appartengono, si può ben osservare, ad una storia particolare di questa regione, quella dell’emigrazione. Parolin, Stella, Andrello e, entro certi limiti, lo stesso Capovilla, si sono formati in un confronto diretto e puntuale con le società aperte, con le “periferie del mondo” come le chiamerebbe Bergoglio, che devono vedersela costantemente con le contraddizioni della società. «La vita di mio fratello Beniamino è stata dura, come quella di noi emigranti», ammette Anna Stella, sorella del neo cardinale, che ha vissuto per lunghi anni in Perù. «Un’esperienza che matura in umanità, secondo la particolare sensibilità veneta». (r.r.)
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