Il nome della Boranga al Giardino delle Gabelli

Massaro: «È un passo molto importante, un giorno di festa per Belluno» Dopo la sistemazione dell’area verde ora ci sarà il recupero della palestra
Il parco delle Gabelli viene intotalata a Pierina Boranga, educatrice e maestra della provincia di Belluno
Il parco delle Gabelli viene intotalata a Pierina Boranga, educatrice e maestra della provincia di Belluno

BELLUNO. Il giardino che Pierina Boranga aveva tanto voluto da ieri ha il suo nome. L’area verde intorno alla sede storica delle scuole Gabelli è stata infatti intitolata alla figura che può essere considerata la più importante della scuola bellunese del secolo scorso.

La stessa che dedicò un rilevante impegno professionale alla costruzione del fabbricato urbano inaugurato nei pressi della stazione ferroviaria del capoluogo il 24 ottobre 1934, alla presenza del ministro dell’educazione Francesco Ercole. A un mese e mezzo dalla sistemazione del giardino, diventato parco pubblico, e a pochi mesi dall’inizio dei lavori di recupero della palestra (previsto entro la fine dell’anno), il Comune ha voluto lanciare un altro messaggio concreto per sottolineare che l’attenzione allo storico edificio, dopo il crollo che 4 anni fa lo ha reso inaccessibile, è oggi più viva che mai.

«È un passo molto importante», ha evidenziato il sindaco Jacopo Massaro. «Per la città è una giornata di festa. Pierina Boranga è stata, insieme al primo cittadino di allora Zanon, una delle menti illuminate che ha permesso di avere un sistema scolastico di eccellenza. Un progetto educativo per i giovani che si è tradotto in un’architettura funzionale e in un edificio dalle caratteristiche assolutamente di rilievo».

Nei giardini della storica scuola la Boranga aveva voluto anche un orto botanico. L’idea dell’amministrazione è di impegnarsi su questo fronte per ricostruirlo. «Stiamo lavorando a un progetto con gli “Orti didattici”», continua Massaro.

E dell’orto botanico hanno parlato anche i bambini delle scuole presenti all’intitolazione: diretti da Anna Reolon, le classi quinte di Borgo Piave e delle Gabelli (una bambina, forse a causa del caldo, ha avuto un malore, fortunatamente risoltosi) si sono esibite in canti, letture e recite di testi tratti dal libro in cui la Boranga aveva raccolto brani scritti dai suoi alunni che narrano le vicende della scuola. Una scuola che divenne a tutti gli effetti luogo di sperimentazione didattica. E se per pensare a un recupero globale della struttura si dovrà ancora aspettare, i 240 mila euro da finanziamento della Fondazione Cariverona per la palestra ci sono. «La sistemazione del giardino e l’intitolazione intanto sono due tappe importanti», evidenzia Valentina Tomasi, assessore all’istruzione. «Il motto di Gabelli era “Riformare conservando”. Quello che stiamo cercando di fare noi come Comune». Soddisfatto per i risultati raggiunti il dirigente scolastico Fulvio De Bon, che ha letto le motivazioni della intitolazione. Una targa scoperta ieri riporta le date di nascita e di morte (1891 – 1983) e il titolo di “educatrice”. «Questa cerimonia», ha commentato, «è doverosa nella settimana del trentennio dalla sua morte, avvenuta il 17 giugno 1983». «Questo edificio è la realizzazione di un’utopia», ha sottolineato Marco Rossato, presidente Associazione per il recupero delle Gabelli. «Utopia da intendersi come “mappa”, percorso chiaro che la Boranga aveva in testa. Importante in un periodo come questo in cui abbiamo tante caravelle ma nessun tracciato certo».

Martina Reolon

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