Il Castrum di Monte Croce si rivela al Lidar

Comelico Superiore. L’indagine aerea sul sito di Padola ha messo in evidenza diversi aspetti inediti
Di Eugenio Padovan

COMELICO SUPERIUORE. Un’indagine aerea per approfondire le ricerche sul “Castrum” (accampamento romano) di monte Croce e le altre possibili realtà archeologiche della fascia monte Croce-Padola-Sant’Antonio-Danta-Santo Stefano-Campolongo-San Pietro. Ne ha parlato Paolo Forlin (ricercatore del Dipartimento di Archeologia dell’università inglese di Durham) durante una conferenza al Museo Algudne”. L’indagine aerea Lidar (acronimo di Light Detection and Ranging) si è svolta su un’area di 14 chilometri quadrati.

Forlin è entrato nel merito delle strumentazioni usate e dell’intera operazione dalle fasi iniziali ai risultati finali: «Il Lidar», ha affermato il ricercatore «é un laser scanner montato su un aereo che consente di ottenere una dettagliata scansione della superficie terrestre. I vantaggi forniti da questo strumento alla ricerca delle testimonianze dell’uomo antico riguardano: l’alto dettaglio della scansione, che può arrivare ai 30-50 cm di risoluzione, la possibilità di visualizzare la scansione tridimensionalmente e, fatto fondamentale considerata la conformazione della montagna bellunese, il filtraggio della copertura alberata. Operazione che permette di osservare la morfologia del terreno nelle aree coperte dal bosco. Quindi, attraverso delle specifiche analisi digitali, il Lidar può rivelare la presenza di numerosi elementi di interesse archeologico».

Entrando nel merito delle scoperte e delle acquisizioni derivanti dalle rilevazioni Lidar, il ricercatore ha sottolineato: «Le informazioni inedite emerse hanno sottolineato l’alto potenziale archeologico dell’area. Nell’ambito dell’accampamento romano, datato al IV-V sec. d.C., rinvenuto nei pressi del passo, abbiamo osservato una serie di anomalie relative alla viabilità antica e storica dell’area. In particolare, alcune tracce sembrano suggerire la presenza di almeno due tracciati dello stesso periodo, se non addirittura precedenti, il forte romano. Nella stessa area, inoltre, sono emersi segni, che potrebbero essere riconducibili ad attività di estrazione mineraria di cui, al momento, non è nota alcuna documentazione storica».

«Per le epoche più recenti», ha aggiunto Forlin, «a ribadire l’alto valore strategico della zona del passo di monte Croce Comelico, sono i dati relativi alle opere fortificate della prima guerra mondiale, situate tra l’area del passo e la Cima dei Collesei. Si tratta delle tracce di numerose trincee, sbarramenti e case forti di cui appare possibile, per la prima volta, proporre una completa organica mappatura. E poi ci sono siti di cronologia incerta, da verificare con apposite campagne archeologiche: parliamo di tracce antropiche emerse all’interno di numerosi siti d’altura distribuiti tra il passo di monte Croce, Padola e Danta, la maggior parte dei quali è completamente coperta dal bosco. Tali siti, posti sui rilievi o a fondovalle, hanno fin dall’antichità attirato la presenza umana con funzioni insediative, militari o culturali e presentano pertanto un alto potenziale archeologico».

«Un ultimo accenno», ha concluso Forlin, «deve essere riservato alla straordinaria visualizzazione e lettura dei paesaggi agrari oggi scomparsi, perché completamente convertiti a pascolo o abbandonati e invasi dal bosco. Queste sottolineature, emerse, in prossimità degli abitati di Padola, Danta e Costalissoio, sono associate, in alcuni casi, con tracce che potrebbero rivelare la presenza di edifici sepolti».

Ora la parola passa alle future indagini stratigrafiche, concordate con la competente Soprintendenza, che avranno l’obiettivo di raccogliere nuove e fondamentali informazioni relative alla tipologia e datazioni dei numerosi ambiti individuati. 

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