Il Cai Veneto boccia la progettazione dei Mondiali di Cortina: «Un mare di errori»

In un lungo scritto sulla diffusissima rivista “Montagne 360” il presidente Frigo elenca quelli che a suo dire sono i punti neri

CORTINA. La campagna del Club alpino italiano a protezione dell’ambiente unico di Cortina si eleva di tono. Renato Frigo, presidente regionale, ha affidato alla rivista nazionale del club, “Montagne 360” una lunga analisi, corredata di foto, dei cantieri in corso.

«Tutto il Cai», fa sapere Frigo, «non esprime la contrarietà alle grandi manifestazioni sportive ma evidenzia preoccupazione sulla sostenibilità e sull’impatto ambientale del progetto, ritenendo che durante la fase progettuale non siano state adeguatamente valutate le conseguenze, con i risultati che abbiamo visto».

Frigo, dunque, fa una precisazione importante: il Cai non è contrario ai Mondiali e alle Olimpiadi, come invece lo sono altre associazioni ambientaliste. Nella sostanza, secondo il Cai, il fatto è che è stata tradita la “Carta di Cortina”, quella della sostenibilità, che la stessa Fondazione si era data. Frigo è stato sul posto, ha osservato, ha fotografato tutto quanto.

«L’ampliamento delle piste del Col Drusciè e i grandi lavori effettuati, in un contesto geologico estremamente instabile e storicamente interessato da frane come Rumerlo», scrive, «per predisporre il territorio all’arrivo e alle tribune, è l’impatto sicuramente più evidente. Ma paradossalmente suscitano più stupore alcuni lavori di contorno. La strada provinciale sopra Gilardon e i collegamenti pensati fra le varie strutture sciistiche prevedono una larghissima carreggiata, la messa “in posto” di numerosi micropali e di muri di contenimento che impongono grandi costi sia economici e sia ambientali».

Si chiede il presidente del Cai: non era possibile trovare soluzioni meno invasive e più sostenibili? Salendo verso le Cinque Torri si trovano inoltre i cantieri per l’impianto di risalita che collegherà Pocol a Bai de Dones.

«Proprio a Pocol stupisce l’enorme buco lasciato da un mezzo meccanico che aveva iniziato a scavare all’interno di terreni torbosi, quindi soffici, prima di venire quasi completamente inghiottito dagli stessi».

Ma soprattutto colpisce – secondo Frigo – l’impatto ambientale che un impianto del genere, la cui utilità non è ben chiara, potrà generare sui 4 chilometri di percorso interessando persino il fiabesco laghetto di Bai de Dones.

Infine – riferisce ancora il dirigente Cai – alla base degli impianti esistenti di risalita alle Cinque Torri, l’impatto prodotto dalla nuova pista, pensata solamente per l’allenamento degli atleti, è forse ancora maggiore in quanto incide su uno dei luoghi più famosi e rinomati dell’Ampezzo. A questo punto il presidente regionale del Cai si chiede se anche la Fondazione Dolomiti non avesse potuto dire la sua.

«Va precisato che i territori interessati dai lavori non fanno parte delle zone riconosciute dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità. Forse un adeguato coinvolgimento della Fondazione, visto che gli interventi avvengono proprio ai confini dei territori riconosciuti, avrebbe dovuto esserci fin dall’inizio, utilizzando la Fondazione come piattaforma di dialogo e, nel caso, come luogo di negoziazione dei conflitti».

A livello sociale – si legge nella Carta di Cortina – si prevede l’avvio di un processo partecipato con le comunità locali, promuovendo iniziative di innovazione. Ma proprio questo non è avvenuto. Almeno a parere di Frigo.

“Montagne 360” è la rivista alpina più letta non solo in Italia ma in tutto il mondo. Il servizio sulla preparazione dei Mondiali lascerà il segno. Anche per quanto riguarda la conclamata sostenibilità delle Olimpiadi. —



© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi