I gioielli della chiesa bellunese al vescovado

Un restauro da 2 milioni di euro. Monsignor Andrich: «Speriamo di sistemare anche l’ala ovest». Don Claudio Centa: «Ogni pietra racconta un pezzetto di storia»
Il museo diocesano a Feltre
Il museo diocesano a Feltre
FELTRE. Il direttore, don Claudio Centa, ha usato le parole di Gesù al momento dell’entrata in Gerusalemme: «Le pietre stesse parleranno». E il Museo Diocesano d’arte sacra che viene inaugurato questa mattina alle 10.30 non è solo un contenitore di oggetti e opere d’arte di grandissimo valore. E’ l’intero edificio che parla al visitatore. Dagli stemmi dei vescovi che si trovano nel salone d’ingresso, agli affreschi disseminati in tutti i locali, fino alla conformazione delle cantine ricavate scavando nella scaglia rossa sulla quale si erge l’intera cittadella.

 Un intreccio tra la storia della città e l’arte lungo i secoli, passando per epoche e stili in un percorso studiato per guidare il pubblico ad una visita consapevole. Il restauro del vescovado lascia a bocca aperta per qualità e rispetto dell’architettura originale, splendido contenitore di opere selezionate dalla diocesi che ha puntato alla qualità e sfruttando i grandi spazi con una dislocazione ordinata delle opere. Oggi alle 10.30 ci sarà il taglio del nastro alla presenza delle autorità e del vescovo, monsignor Giuseppe Andrich. Un’opportunità per la cittadinanza per apprezzare la bellezza il lavoro svolto in quattro anni, cioè dall’approvazione del progetto. Ma il vescovo ha voluto esserci anche ieri mattina per una visita in anteprima assieme al direttore, don Claudio Centa e a monsignor Giacomo Mazzorana, che ha curato l’allestimento del museo. Con loro il vicepresidente della Cmf, Antonio Rigoni, in rappresentanza dell’ente che ha materialmente chiesto i contributi.


 
Quasi due milioni ben spesi.
Il costo dell’opera chiavi in mano - ieri ultimi aggiustamenti all’impiantistica e grandi pulizie - è di 1,9 milioni di euro. Tutto è già stato rendicontato alla Regione Veneto che ha fatto la parte del leone con un contributo di quasi 1,3 milioni. Oltre mezzo milione l’ha messo a disposizione la Fondazione Cariverona. La diocesi di Belluno-Feltre ha coperto la somma residua. Il vicepresidente della Cmf, Antonio Rigoni, ha ripercorso le tappe principali dell’opera: «C’era bisogno di un ente che facesse da capofila all’intera operazione e la Comunità montana ha assolto il compito con orgoglio. Nel 2003 è stato approvato il progetto per il recupero per la realizzazione del museo di una sala conferenze. Nel 2004 la diocesi ha concesso i locali alla Cmf in comodato d’uso gratuito e a dicembre di tre anni fa è arrivato il contributo regionale. Nel 2005 sono stati appaltati i lavori a due imprese che poi hanno subappaltato parte dei lavori ad altre ditte. A coordinare il tutto lo studio Andrich e Manera di Belluno. Nel 2006 abbiamo appaltato gli arredi e nel 2007 l’intervento è stato completato se si escludono gli allacciamenti a gas, acqua e luce. Ora siamo pronti ad aprire questo gioiello al pubblico».


 
Andrich orgoglioso.
Il vescovo si gode la vista degli oggetti custoditi nelle teche e dei dipinti che sono il tema del grande salone al primo piano: «Sono meraviglie», afferma monsignor Giuseppe Andrich, «fiorite dalla fede della civiltà cristiana della nostra terra. Opere di tale rilievo artistico che diventano memoria della fede ininterrotta e proiettata in avanti. Costituisce un punto ideale di dialogo con gli studiosi di storia e gli artisti, vuole vincere l’analfabetismo oggi diffuso. Il patrimonio artistico delle chiese sarà qui portato in forma permanente e in rotazione per valorizzarlo come proposta di cultura cristiana e umanistica. In quest’occasione è giusto riconoscere la giustezza e la lungimiranza di monsignor Pietro Brollo e dei collaboratori quando hanno fatto la scelta dell’antico vescovado come sede del museo. L’auspicio è quello di riuscire a restaurare anche l’ala ovest dell’edificio per restituirlo ad un uso pubblico».


 
Ogni pietra ha la sua storia.
Nel salone d’ingresso basta alzare gli occhi per scoprire le tracce della storia della città che passano attraverso gli stemmi dei vescovi. Don Claudio Centa snocciola aneddoti e ricorda i vescovi Pizzamano, Campeggi, Gradenigo, de Lellis e Fasolo. Ognuno con le proprie peculiarità, ognuno protagonista del suo tempo. Vecchi fasti della diocesi di Feltre che fino al 1786 si estendeva fino a dodici chilometri da Trento. «Chi ha sensibilità storica», dice il direttore don Claudio Centa, «troverà un connubio perfetto tra le opere esposte e le tracce passate della città».


 
La gestione.
La Cmf ha svolto lo scorso luglio un bando per individuare una fondazione senza scopo di lucro che si occupi di gestire il Museo. La gara è stata vinta dall’associazione Ars Sacra. Sarà formato un gruppo di persone che su prenotazione potranno guidare i visitatori a vedere l’intero museo. I ragazzi che frequentano il catechismo nelle varie parrocchie avranno l’ingresso gratuito. Una saletta didattica multimediale con schermo gigante e computer è stata allestita subito a sinistra dell’ingresso e sarà disposizione, soprattutto delle scolaresche, per fornire alcune nozioni utili per la visita del museo.

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