“Heladeria Cadore”, a Buenos Aires l’orgoglio bellunese

Fondata da Silvio Olivotti (arrivato da Tai) nel lontano 1947, secondo National Geographic è tra le 10 migliori gelaterie al mondo

BUENOS AIRES. Nel fitto intreccio di strade, palazzi e negozi che corrono lungo Avenida Corrientes, incastrata tra una pelletteria e una hamburgheria in una porzione di palazzina color borgogna, la piccola “Heladería Cadore” al civico 1695, sfugge per un attimo allo sguardo di chi attraversa il centro a passo svelto. Non serve vederla meglio di così, perché è la coda fuori dalla porta ad attirare l’attenzione, ma soprattutto perché a Buenos Aires la conoscono praticamente tutti: è infatti la gelateria più famosa della capitale e una delle dieci più buone al mondo secondo il National Geographic. E, se fosse necessario dirlo, fu fondata da gelatieri cadorini. . LE ORIGINI BELLUNESI

Silvio Olivotti era un gelatiere di Tai legato moltissimo al Bellunese, ma costretto a scappare dall’Italia nel 1947 per stabilirsi nella capitale argentina nel 1948, dove ha potuto esprimere tutto il suo amore e la sua abilità nella produzione del gelato artigianale fondando la gelateria che porta il nome della sua terra d’origine. Caterina Zangrando Massena, prima maestra poi gelatiera di Vodo, è salpata per Buenos Aires alla fine degli anni Quaranta per cercare fortuna oltre oceano, dopo averla tentata – ma non trovata – in Belgio. Vodo e Tai distano 14 chilometri: Caterina e Silvio già si conoscevano all’epoca ed è grazie a loro che la figlia di lei, Elisa Marino (59 anni, nata a Buenos Aires ma cresciuta a suon di dialetto bellunese), e il nipote di lui, Gabriel Famá (55 anni, anche lui nato nella capitale), si sono poi conosciuti nell’agosto del 2005 e hanno iniziato a lavorare assieme.

UN’IMPRESA DI FAMIGLIA.

L’avventura inizia storicamente nel 1887 in Italia, ma “Heladería Cadore” è stata aperta ufficialmente a Buenos Aires nel 1957, nello stesso posto in cui si trova oggi, portando con sé tutto il sapore della migliore tradizione italiana del gelato artigianale. Il testimone di famiglia è passato dalle mani di zio Silvio, morto nel 1996, ai cugini Famá e Domingo Delerba (74 anni). Ad aiutarli, oltre a Elisa Marino da 13 anni, ci sono anche Augustin, 26 anni figlio di Gabriel (ma presto arriverà anche Federico di 22 una volta terminati gli studi di ingegneria industriale), e Ariel, 39 anni figlio di Domingo. «Ho iniziato ad aiutare mio zio durante l’estate quando non andavo a scuola, per mettere da parte qualche soldo», racconta Famá, «dopo essermi laureato in ingegneria delle costruzioni e aver continuato a lavorare per lui, a 24 anni gli ho detto che non volevo più aiutarlo; mi ha risposto che se non avessi continuato avrebbe venduto». E allora il nipote non se n’è più andato.

L’EREDITÀ BELLUNESE

A Famá piace dire che «l’Argentina è stata fortunata ad avere Silvio Olivotti, che ha saputo arricchire il Paese con la sua passione». Le ricette originali sono ancora quelle scritte a mano su fogli di carta. «Ci piace immaginare il nostro laboratorio come una cucina di casa, dove preparare il gelato migliore», prosegue il titolare, che dei consigli di “tío Silvio” ha fatto una filosofia di lavoro: «Diceva che il gelato andava fatto e venduto nello stesso posto, per questo non abbiamo mai voluto spostarci né aprire un franchising. La cosa che ci interessa è fare la storia della gelateria, qui e nel mondo». Famá è anche il presidente dell’Associazione gelatieri artigianali d’Argentina, di cui lo zio fu il fondatore. Nel 2018 è stato anche al Sigep, il Salone della gelateria, pasticceria, panificazione, artigianali e caffè che si tiene ogni anno a Rimini. Alla Mig di Longarone invece non ha ancora mai partecipato. Invitato sì, ma solo quest’anno; e siccome l’appuntamento cade a inizio dicembre probabilmente non potrà nemmeno essere presente per la concomitanza con la Coppa del mondo del gelato, che si tiene alternativamente in Italia e in Argentina. –

Francesca Valente

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