Guide turistiche, studenti e lavoratori: funziona la “mission” inclusione di Aipd Belluno
La sezione da 35 anni al fianco delle persone con sindrome Down. Storia e obiettivi spiegati dal presidente Lucchetta

Inclusione è la parola d’ordine che lega passato, presente e futuro della sezione di Belluno dell’associazione italiana persone down (Aipd) che si appresta a tagliare il prestigioso traguardo dei 35 anni di attività. Costituita nel 1987, l’associazione si prefigge l’obiettivo di accompagnare e supportare non solo le persone con la sindrome di down ma anche i rispettivi familiari con iniziative volte all’inserimento sociale e lavorativo ma anche a garantire loro sostegno psicologico. Il tutto, a breve, in una nuova sede, collocata all’interno della casa delle associazioni di Feltre e non più nella storica sede di via Peschiera.
Vainer Lucchetta da un anno è il presidente dell’associazione: «Sono orgoglioso di poter rappresentare l’associazione in un momento storico così importante. Sabato alle 20.30 all’Auditorium canossiano di Feltre ci ritroveremo per un momento di festa con il concerto del gruppo “Train de vie” e dellla Valter Feltrin band. Non si tratta di una data scelta a caso. Proprio in questi giorni di 35 anni fa nasceva a Belluno l’associazione con l’obiettivo di tenere uniti genitori, familiari e tutori di persone con la sindrome di down. Inclusione è la parola d’ordine che ha caratterizzato questi primi trentacinque anni di vita ma lo sarà anche per i prossimi. La nostra mission è quella di adoperarci al fianco di queste persone, di ogni età e sesso, al fine di supportarli e veder riconosciuti i loro diritti. Ogni nostra iniziativa è atta a favorire l’accettazione e l’inserimento di tutte le persone con sindrome di down a scuola, nella società, nel mondo del lavoro».
Quali sono le peculiarità della vostra associazione e come è cambiata la vita delle persone con la sindrome di down in questi 35 anni?
«La nostra associazione è composta da un centinaio di soci. Tutto è nato da esigenze specifiche, un tempo mal riconosciute più che poco riconosciute. Al nostro interno abbiamo figure professionali di vario tipo. Abbiamo ampliato la nostra grande famiglia che nel corso degli anni è cresciuta fino ad abbracciare tutte le categorie. Oggi i nostri ragazzi fanno le guide turistiche, studiano, lavorano e possono contare anche su uno spazio comune da condividere quotidianamente. Siamo tutti molto contenti dei risultati raggiunti ma continuiamo a guardare avanti con l’obiettivo di crescere sempre di più senza mai abbassare la guardia».
Quali sono i servizi principali che caratterizzano l’Aipd?
«Presto avremo una nuova sede a Feltre. Lasceremo quella storica di via Peschiera a Feltre per trasferirci nella casa delle associazioni in locali messici a disposizione gratuitamente dal Comune. A Belluno ci avvaliamo del supporto di alcuni studi professionali che all’occorrenza si prestano per offrire servizi ai nostri associati. Sportelli pedagogico, scolastico, lavorativo ed informativo. Per ogni esigenza ci siamo sempre. Un progetto che ci sta particolarmente a cuore si chiama “Casa mia” . È una casa vera e propria, si trova in via San Pietro a Belluno nelle adiacenze della Provincia e rappresenta un luogo sicuro dove i nostri associati possono ritrovarsi liberamente per condividere le proprie esperienze. C’è poi il progetto denominato “Il club dei ragazzi” che interessa i ragazzi di età compresa tra i 14 ed i vent’anni. Vengono guidati in un percorso personale fatto di molteplici esperienze, dal comportamento stradale all’uso del denaro fino alla frequentazione di negozi e mezzi pubblici».
Ci sono progetti specifici legati all’inserimento delle persone con la sindrome di down nel mondo del lavoro?
«Negli ultimi anni sono stati sviluppati numerosi progetti che hanno visto coinvolte in modo diretto le aziende del territorio. Di recente abbiamo portato a termine un progetto in cui alcuni ragazzi con la sindrome di down hanno affiancato le guide turistiche del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. In questi anni sono state coinvolte aziende del territorio come la Birreria Pedavena, Veneta Cucine, Lattebusche, Colle Calcestruzzi, Cassol e Unifarco tanto per citarne qualcuna. Abbiamo coinvolto anche gli enti pubblici a partire dall’azienda sanitaria così come le scuole. Abbiamo dato vita ad iniziative di coltivazione e raccolta su terreni agricoli».
Progetti futuri?
«L’attività è continua, la nostra associazione si regge sulle donazioni. Organizziamo una serie di iniziative durante l’anno, concentrate in alcune date specifiche. Natale ad esempio ma anche la data del 9 ottobre in cui si celebra la giornata nazionale delle persone con sindrome di down. Contiamo di riprendere a breve “Quante storie al museo” , un progetto dedicato ai più piccoli, dai 10 ai 14 anni, inserito nel contesto scolastico dove l’inclusione sociale assume, oggi più di ieri, un’importanza rilevante».Gianluca De Rosa
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