Girava con auto di lusso ma non pagava l’affitto condannata a risarcire

CORTINAAuto di lusso, abiti di sartoria, ma pochi euro in tasca. A processo per insolvenza fraudolenta su affitti per appartamenti nel centro di Cortina, Sonia Dalto è stata condannata a un mese di...

CORTINA

Auto di lusso, abiti di sartoria, ma pochi euro in tasca. A processo per insolvenza fraudolenta su affitti per appartamenti nel centro di Cortina, Sonia Dalto è stata condannata a un mese di reclusione dal giudice Berletti, ma soprattutto a 30 mila euro di provvisionale alla padrona di casa. Solo un anticipo di quello che dovrà versare, in sede civile. Il debito che aveva accumulato era di 26 mila euro, tra il primo maggio 2013 e il 30 aprile dell’anno scorso, in Corso Italia e dintorni.

Il giudice Berletti ha accolto sia la richiesta di condanna del pubblico ministero Gulli che quella del legale di parte civile Bressan. L’imputata diceva di avere un appartamento nella piazza principale di Porto Cervo, in Sardegna e la locataria si è fidata di una dona, che si presentava come facoltosa. Vestiva in maniera molto ricercata e si presentava con auto di grossa cilindrata, dal costo in tinta. Il rapporto d’affari tra le due donne è andato liscio solo per quattro mesi: tra il primo dicembre 2011 e il 30 aprile dell’anno dopo non ci sono stati problemi. Sulla fiducia è stato siglato un altro contratto, questo della durata di un anno, dal primo maggio 2012 al 30 aprile 2013 e sono sorte le prime difficoltà, nel senso che i pagamenti non sono stati sempre puntuali e il saldo arriverà solo nel luglio 2013, grazie a un bonifico bancario di 5 mila euro, che sarebbe stato versato dal convivente.

Malgrado qualche contrattempo, c’è stato un terzo contratto e questo della durata molto più impegnativa di quattro anni. È qui che si sarebbe materializzata l’insolvenza fraudolenta e il conto è arrivato fino a 26 mia euro. La proprietaria dell’immobile è riuscita a liberarsi dell’inquilina morosa ma non ad avere i soldi che le spettavano. Niente di niente. Ecco perché è andata dalla Guardia di finanza, dopo che non era più riuscita a rintracciare la controparte, salvo venire a sapere che aveva un’azienda in Inghilterra, che si chiamava Salsbury.

Dopo alcune ingiunzioni, il processo che si è concluso con la condanna. –

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