Giorgio Scola: «Poca attenzione nei confronti del Monte Rite»

Il gestore del rifugio è “rinchiuso” lì ormai da 44 giorni e attacca il comune «Nessuno si è mai preoccupato di me, la strada non è transitabile per neve» 

Gianluca De Rosa / CIBIANA

Una maggiore attenzioni nei confronti del monte Rite. A richiederlo, a gran voce, è Giorgio Scola, falcadino da tre anni gestore del rifugio Dolomites monte Rite.

Il periodo di reclusione forzata è utile a Scola che effettuare una serie di riflessioni ad alta voce, lui che per dieci anni è stato titolare del servizio di navetta che dal passo Cibiana portava su e giù i turisti fino alla vetta del monte Rite dove è situato uno dei musei della montagna firmati Reinhold Messner.

Scola conosce a memoria ogni meandro del monte Rite che, a suo dire, meriterebbe maggiore considerazione da parte delle autorità locali.

«Il rifugio è stato costruito cento anni fa, in vetta alla montagna ed una posizione privilegiata ma al tempo stesso sicura», sottolinea, «eppure non ho mai avuto il benestare per aprire durante la stagione invernale. Concentrare la gestione di un rifugio nel solo periodo estivo non è facile per far quadrare i conti. L’apertura invernale del rifugio garantirebbe un appoggio ad escursionisti e scialpinisti. Mi sembra strano che al gestore che mi ha preceduto venne concesso l’ok ed al sottoscritto no».

Prima stoccata nei confronti del Comune di Cibiana, proprietario della struttura di cui Scola detiene un regolare contratto di affitto. Proprio la forzata chiusura invernale del rifugio ha costretto Scola a cercare fortune altrove.

«Quest’inverno ho lavorato sugli impianti del Faloria a Cortina grazie alla fiducia accordatami da Enrico Ghezze», racconta, «poi il coronavirus ha fatto il resto».

La storia attuale vede Scola rinchiuso al rifugio Dolomites Monte Rite nella speranza di poter riaprire presto le porte ai turisti.

«Sto facendo un po’ di lavoretti e pulizia. Ho la residenza qui in rifugio dove ho pensato di trascorrere questo periodo per motivi di sicurezza consapevole delle difficoltà che comporta una scelta di questo tipo. La reputo, ancora oggi, la scelta migliore per tutti».

Su questa base parte una seconda stoccata, rivolta in modo particolare al sindaco Mattia Gosetti.

«Sono qui da 44 giorni ma nessuno si è mai preoccupato di me, non ho mai ricevuto una telefonata. Mi chiamano parenti, amici e turisti affezionati al rifugio. Enrico Ghezze voleva mandarmi un elicottero per prelevarmi oppure per portarmi provviste. Tra l’altro la strada non è transitabile causa neve».

E qui giù un nuovo attacco.

«Mi chiedo perché la strada sia stata pulita fino all’ex caserma militare, un chilometro e mezzo più giù del rifugio. Ho pensato, torneranno. Ed invece la pala è rientrata in paese. Perché? Sono forse un cittadino di serie B?».

Si sente abbandonato e sfiduciato Scola che dalla sua può contare sull’amicizia di Messner.

«È venuto spesso qui in rifugio, ci ha anche dormito. Mi ha ospitato nella sua tenuta di caste Firmiano. Il monte Rite vive grazie al suo museo, qui vengono tanti turisti stranieri. Di certo questo luogo potrebbe svilupparsi ulteriormente aumentando notevolmente presenze e prestigio a patto che si dia vita ad un vero gioco di squadra. Quello che finora è sempre mancato». —

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