Galbiati: «Vorrei rilanciare Concordia e Motel Agip»

Il signore degli alberghi si racconta e dà i consigli alla “sua” Cortina d’Ampezzo «Qui da 48 anni, bisogna darci una mossa: manca il divertimento notturno»



«Sono a Cortina da 48 anni: è unica al mondo, ma adesso deve darsi una mossa e in fretta. Il futuro si decide in questi mesi. Se investirò ancora qui? Lo sto facendo e continuerò a farlo. Cosa manca a Cortina? Il divertimento serale e notturno. È un peccato vedere tanti stranieri disposti a spendere e avere noi così poco da offrire». Parola di Santino Galbiati, albergatore. «Per passione», commenta, «perché il mio mestiere una volta vendevo arredamenti per supermercati. Poi un giorno mi sono innamorato dell’hotel Marcora di San Vito...».

Sorride e, fra una sigaretta e l’altra, Santino Galbiati controlla, dalla plancia di comando del Savoia, il suo piccolo impero che oggi è costituito da 4 ristoranti (tutti di proprietà) e 8 alberghi (3 di proprietà, gli altri in gestione), 260 dipendenti, 15 milioni di fatturato. Questa è la Mythos.

Voglia di crescere ancora?

«Intanto spero di riaprire presto il Concordia, di proprietà della Cooperativa di Cortina. Sono pronto, quando decidono la ristrutturazione si parte. Quello è un gioiellino che non può restare chiuso».

Santino Galbiati nasce a Milano il giorno di Natale del 1941, da una famiglia artigiana: il padre Carlo (classe 1900) lavorava la lamiera. «Ho cominciato con lui, facevamo secchi e mastelli, ma era il tempo che stava venendo fuori la plastica e gli ho detto che dovevamo innovare. Non l’ha presa bene e mi ha replicato: “Calma ragazzo, che qui il padrone sono ancora io”. Ci sono rimasto male e me ne sono andato via, nonostante la mediazione tentata da mamma Giuseppina (classe 1913). Ho un caratteraccio...».

A Paderno Dugnano, dove la famiglia viveva, una falegnameria cercava un geometra. «Mi sono presentato. Il titolare, il signor Sereni, però era perplesso, non capiva perché non lavoravo con mio padre; la moglie gli ha detto comunque di mettermi alla prova, e alla fine sono rimasto lì sette anni, girando tutta l’Italia a vendere arredamenti. Abbiamo fatto, ad esempio, tutti i magazzini Standa. Poi un giorno arrivo in ufficio alle 16 perché il mio cavallo, grande passione questa per me, aveva preso il tetano ed era morto. Il titolare mi chiede spiegazioni del ritardo, gli dico del cavallo e lui: “Ma cosa me ne frega a me del tuo cavallo?”. E io: “Ma cosa me ne frega a me del tuo posto di lavoro?”. Ho preso e me ne sono andato, ho proprio un caratteraccio. Torno a casa e il commento di mio padre è stato: “La prepotenza dei dipendenti”. E poi rivolto a mia madre: “Vediamo quanto ci mette ora a trovare un nuovo lavoro”. Dopo solo sette giorni ero già alla Zaf, Zentile Arnaldo e fratelli, dove ho lavorato tanto, facevamo scaffali per ipermercati, e anche guadagnato bene”.

Tanto da decidere di mettersi in proprio e fare l’albergatore?

«Ero in vacanza al Marcora nel 1972, qui a San Vito, e mi è venuto in mente di prenderlo in gestione, come hobby. L’ho rilevato da chi lo gestiva prima, ovvero i tre hotel Europa, Pelmo e Cima Belpra; ho deciso di ristrutturarlo e mi sono messo a fare l’albergatore. Devo dire che mi è piaciuto, tanto che sono ancora qui».

Sorride, mentre accende un’altra sigaretta. Un amico ristoratore di Milano lo aiuta, il posto è bello, comodo anche per chi soffre le alte quote. Poi nel 1977 rileva la gestione del Bellevue, quindi il Venezia (1978-1995), e nel 1994 il Savoia, completamente ristrutturato dalla proprietà fra il 2005 ed il 2009. «Per chi fa l’albergatore oggi non val la pena comprare i muri. Ma è bene che ci sia un buon dialogo fra proprietà e gestore, perché siamo noi che sappiamo cosa vuole il cliente». Poi ancora il Concordia (2000-2017). «Un amore, ma chiuso da due anni purtroppo».

Perché crescere ancora? Qual è la molla?

«Anzitutto il personale, che cresce con noi. Poi quello che era un hobby si è trasformato in passione».

Qualche interesse sui molti hotel chiusi a Cortina?

«Io ho tanti altri alberghi: il Grand Hotel Courmayeur Mont Blanc, l’hotel President a Venezia Mestre, l’Hotel Savona a Alba, il Grand Hotel Presolana nel cuore delle Alpi bergamasche; a San Vito, oltre al Marcora, ho anche lo Chalet al Lago. Quindi non mi mancano gli impegni edanche le preoccupazioni, perché la gestione occupa molto tempo, riempie di pensieri e i clienti sono sempre più esigenti. Però a Cortina mi piacerebbe rilanciare, ad esempio, il Motel Agip, fallito 5 anni fa, che era della Banca Popolare Vicentina ed oggi di Banca Intesa. Vediamo se la situazione si sblocca».

Quindi il suo cuore resta qui, a Cortina?

«Certamente. Non ci vivrei tutto l’anno, a dire il vero, perché amo molto anche la mia Milano. Ma in stagione sono qui, sempre a fianco dei miei collaboratori. Che sono bravi, sono i migliori, li scelgo tutti personalmente». —



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