Foto dell’avvocato su Facebook: querelato

Un praticante era stato ripreso da Fabio Laritonda mentre dormiva a bordo di una corriera
PIEVE DI CADORE. Foto “rubata” su Facebook. Pronta la querela per diffamazione aggravata. Il futuro avvocato Bruno Bolognesi ha trovato una fotografia sul profilo di Fabio Laritonda, che lo ritrae lo scorso 16 maggio mentre sta dormendo in corriera, alla fine di una giornata di lavoro nello studio legale in cui sta ultimando la pratica. Nello spazio dei commenti in alto a destra, il messaggio “che masculo” (che maschio), con tre faccine che si scompisciano dalle risate.


Il ritrovamento dell’istantanea risale al periodo delle indagini per l’incendio con esplosione della pizzeria “Mordi e fuggi” di Pieve di Cadore, alla fine delle quali lo stesso Laritonda è stato arrestato insieme al tassista Giuseppe Lauro e portato nel carcere di Baldenich, mentre il terzo indagato Pasquale Ferraro è stato ristretto ai domiciliari, all’ospedale di Bari, nel quale rimane ricoverato. Bolognesi è vestito da avvocato, in giacca e cravatta e borsa professionale. All’altezza di Longarone, si è addormentato con una lattina di aranciata in mano. Non può sapere che qualcuno gli sta scattando una foto con il telefono, che finirà sul profilo Facebook, catalogata sotto la voce “Caricamenti dal cellulare”.


La sua reazione è stata tra lo sconcerto e l’incredulità, prima dell’incarico di sporgere querela dato all’avvocato Dolif: «Sono proprio io, sull’autobus delle 18, che mi sta portando a casa, in Cadore», spiega Bolognesi, «capita che mi addormenti, durante il viaggio e non possa accorgermi di quello che sta capitando intorno a me. È successo quel giorno e non mi sarei mai aspettato di rivedermi su Facebook, in un momento di minorata difesa. Non c’è dubbio che mi abbia dato parecchio fastidio, ecco perché ho deciso di querelare. Non conosco il signor Laritonda, addirittura credo di non averlo mai visto, ma lavorando in uno studio legale è chiaro che il caso della pizzeria incendiata ed esplosa, fra l’altro a pochi chilometri da dove abito, mi interessasse».


L’ipotesi di reato è diffamazione aggravata dall’uso di un social diffuso a livello planetario, ma non ci sarà una richiesta di risarcimento danni: «Non mi interessa avere dei soldi e può anche darsi che la procura della Repubblica configuri qualche altro reato, quello che conta è che quell’immagine venga rimossa il più velocemente possibile, perché lì non ci può stare. Nel momento in cui non ci sarà più, allora sarò il primo a ritirare la querela».


Gigi Sosso


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