Feste patronali, lo spostamento alla domenica fa sorridere «Non è così che si risparmia»
Gli amministratori di montagna sono più preoccupati per i tagli Sale l'indignazione per i privilegi mantenuti per la Casta

Il giorno di san Martino a Belluno si celebra una Messa molto partecipata in Duomo
BELLUNO.
«Non è certo questo il rimedio per risollevare l'Italia». Gli amministratori del Bellunese non hanno parole per commentare il provvedimento del Governo, che con la manovra varata l'altro ieri hanno di fatto eliminato le feste patronali, spostando i festeggiamenti alla domenica successiva. Se a Milano e Napoli la politica ha sguainato la spada per difendere il diritto a festeggiare il santo patrono nella sua giornata, anche se feriale, nel Bellunese l'atmosfera è diversa.
Il mondo del commercio non la vede così tragica: «Non credo sia la parte peggiore di questa manovra», spiega Franco De Bortoli (Ascom). «In questo momento mi preoccupa molto di più l'aumento di un punto percentuale dell'Iva, che porterà con sè inflazione e una ulteriore frenata nei consumi». A Ponte nelle Alpi, invece, il sindaco Roger De Menech la prende a ridere. Ieri si festeggiava il patrono cittadino, la Madonna di Vedoia, e potrebbe essere l'ultimo anno in cui la festa sarà garantita in mezzo alla settimana: «Vorrà dire che ci riorganizzeremo, e andremo a mangiare con i dipendenti pubblici al termine del loro orario di lavoro, visto che gli uffici dovranno rimanere aperti», commenta. Una cosa, però, è certa: «Questo paese è arrivato agli sgoccioli se si arriva a pensare che in questo modo si possa risparmiare e risollevare la situazione economica», conclude. Anche a Pieve di Cadore ieri gli uffici comunali erano chiusi. Si festeggiava Santa Maria Nascente, patrona del paese. Il sindaco Maria Antonia Ciotti non ne fa una quetione di stato, ma anche lei pensa che il provvedimento sia piuttosto inutile: «Non è così che si risolleva l'Italia», dice. «E' necessario invece che la Casta inizi a tagliarsi alcuni dei suoi privilegi. Il mio Comune l'anno prossimo subirà altri tagli, e sono molto preoccupata per il futuro, per i miei concittadini». Sorride Ennio Vigne, sindaco di Santa Giustina (patrono che cade il 7 ottobre): «Invece che legiferare sulle cose importanti guardano alle feste patronali, non sono questi i veri problemi», afferma. Più dispiaciuto il vice sindaco di Feltre Ennio Trento: «E' molto sentita la celebrazione dei santi martiri Vittore e Corona, ma sono sicuro che i feltrini festeggeranno in ogni caso, anche prendendosi un giorno di ferie se sarà necessario». La montagna, insomma, pare preoccuparsi più per i tagli agli enti locali che per lo spostamento di una festa (e non avrebbe neanche tutti i torti). A difendere i patroni restano i parroci, che hanno una visione diversa del problema: «Queste feste sono momenti importanti per la costruzione della comunità», spiega il parroco di san Giovanni Bosco. «Non vedo quale riscontro potrà avere, in termini economici, spostare le celebrazioni alla domenica». Una domanda che, a dire la verità, si fanno tutti.
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