Fatica quotidiana e qualità: così rifiorisce l’allevamento

Il giovane Marco Martini Barzolai ha la più grande mandria del Comelico Ha scelto di vivere e lavorare sul ripido pendio del colle Bdé di Casamazzagno





Il colle Bdé di Casamazzagno si presenta ripido. Scomodo da raggiungere, figuriamoci da vivere tutti i giorni. Il panorama in compenso lascia senza fiato, con la chiesetta di San Leonardo a fare da sentinella.

È qui che Marco Martini Barzolai qualche anno fa ha messo in piedi una piccola azienda agricola che oggi ospita la mandria di bestiame più numerosa di tutto il Comelico. Marco ha ventotto anni e non fa tutto da solo: i punti di riferimento sono papà Alberto e zio Marcello. È da loro che ha ereditato la passione per la vita all’aria aperta, tra fieno e mucche.

Svegliarsi presto e faticare a 1.400 metri d’altezza: tutt’altro che una passeggiata insomma. Eppure Marco ha vinto la sua sfida, quella di restare a vivere sul territorio dove è nato e cresciuto, trasformando la sua passione in un lavoro.

«L’azienda agricola Bdé è una mia piccola creatura», racconta, «nonostante una miriade di difficoltà siamo andati costantemente in avanti, progredendo di giorno in giorno. Oggi abbiamo un centinaio di animali, alcuni dei quali di razze pregiate come Jersey e Bruna. Con il loro latte effettuiamo una serie sempre più corposa di trasformazioni, anche a carattere biologico».

Un lavoro che ti ripaga, oggi, dei tanti sacrifici sostenuti?

«La vita su un pendio ripido a 1.400 metri d’altezza si presenta tutt’altro che semplice. Una specie di metafora di vita. Bdé è un colle che sovrasta l’abitato di Casamazzagno. È qui che abbiamo allestito l’azienda, consapevoli di vivere in paradiso anche se poi, la quotidianità, a volte assume più le sembianze del purgatorio. Avere un gran numero di mucche è complicato, vanno accudite come se fossero dei figli. Non è facile reperire il fieno migliore, a volte anche loro si beccano qualche malanno ed allora vanno curate. Di certo, per la vita che fanno, se la spassano più di noi (sorride)».

Che tipo di produzione viene effettuata dall’azienda agricola?

«Per fare la differenza, anche nel contesto della produzione agricola, serve la qualità. Non è un obiettivo semplice da raggiungere per un’azienda di montagna, è per questo che i nostri prodotti costano qualcosa in più rispetto alla media ma dietro una caciotta o una forma di burro si cela un lavoro complesso che la gente ha imparato a riconoscere ed apprezzare. Puntare sulla qualità rappresenta a mio avviso la strada giusta per un’azienda agricola di montagna, che lavora a stretto contatto col territorio ogni giorno, sotto il sole, la neve o la pioggia. Un legame intenso che allevia ogni fatica e ti fa godere ancor di più un buon risultato conseguito».

A proposito di territorio, hai un messaggio per la Regola di Casamazzagno?

«Attività come la nostra andrebbero incentivate. Come? Magari attraverso la concessione in gestione di una malga all’interno della quale promuovere la vendita, anche attraverso la cucina, di prodotti davvero a chilometro zero. Aziende come la nostra svolgono un ruolo importante anche per la salvaguardia e la manutenzione del territorio, anche per questo motivo meriteremmo una maggiore considerazione». —



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