È scomparso l’avvocato-alpinista Fabio Ravagni
BELLUNO. S’è spento, nei giorni scorsi, all’età di 89 anni, l’avvocato Fabio Ravagni, una figura di spicco nel foro di Belluno di cui, dal 1978 al 1982, aveva retto le redini dell’Ordine professionale. Nato nel 1924, Ravagni, all’età di 22 anni, conseguì la laurea in legge all’Università di Bologna, superando tre anni dopo, nel gennaio 1950, l’esame di Stato. Per 63 anni, Ravagni ha esercitato la professione che lui ha sempre amato. L’avvocato Gianfranco Tandura lo conosceva molto bene perché faceva parte del consiglio forense all’epoca in cui Ravagni ne era presidente: «L’avvocato Ravagni - spiega Tandura - era una figura di spicco nel settore civilistico. Aveva una preparazione eccezionale nel diritto civile. Era, inoltre, una persona che della correttezza faceva una delle sue virtù principali: una persona sulla quale si poteva fare affidamento. Anche sul piano umano: era sempre disponibile ed aveva un’assoluta autonomia nell’esercizio della sua professione». «È scomparso un grande vecchio», conclude l’avvocato Tandura, che proprio con Ravagni e l’avvocato Canestrini di Rovereto patrocinò in Corte di Cassazione il Comune di Erto, nell’ambito della tragica vicenda della strage del Vajont.
Ma c’è un altro aspetto, forse meno conosciuto, ma altrettanto importante della vita di Ravagni: la passione per l’alpinismo. Nel luglio 1942, assieme ad un compagno di cordata, aprì una via (la Ravagni Apollonio) nella parete nord della Gusela del Vescovà. Ravagni s’è spento lasciando la moglie, le figlie Anna e Paola e tre nipoti, uno dei quali, in un tema ha scritto: «La storia della vita del nonno è stata piena di successi e soddisfazioni, sono molto orgogliosa di lui ed amo sempre ascoltare i suoi racconti con la storia della sua vita». La vita avventurosa di un avvocato galantuomo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi